Domenica

Si lo so, oggi non è Domenica, ma questo pezzo ho iniziato a scriverlo domenica mattina e ho voluto dedicarci del tempo, parecchio tempo, senza farmi fretta perchè, oltre che essere un’attività piacevole, per me scrivere questo blog è come la barca di Caronte che traghetta le anime fuori dal limbo. Nel mio caso mi deve aiutare ad uscire da questa situazione “di mezzo” e quindi devo scrivere anche se non pubblico subito.

Qui non parlarerò di un colore solo. Scriverò invece di colori diversi, perché voglio ricordare le domeniche del mio passato più lontano, che per assurdo sono quelle che ricordo meglio e quelle che hanno lasciato un segno nella mia storia. Il protagonista indiscusso dei miei ricordi è nonno Carlo,lui ha avuto un grosso peso nella mia vita, non tanto in quella che ho vissuto quando lui c’era, piuttosto quella che ho affrontato senza di lui. La Domenica è sempre stata per me il giorno che scandisce le stagioni, riconosco i cambi di clima grazie alle domeniche. Capisco se è arrivato il primo gelo dell’inverno o la brezza dell’ estate solo se è domenica..

ESTATE

Quando ero piccola capivo che era arrivata l’estate perché mia mamma iniziava a lasciare la saracinesca del garage aperta (in dialetto si dice: la clèr del garage) e nessuno entrava più della porta d’ingresso. Credo che lo facesse per far girare l’aria in casa dopo tutta la fumera che si era creata durante il giorno ma in realtà non lo so, non l’ho mai capito. Mi ricordo il colore della luce fioca del cortile che si doveva accendere quando faceva buio, era una di quelle luci che anche se l’accendi non è che cambia molto. La corte invece è una di quelle vecchie corti con le cascine, il fieno, le scale di legno e tutto il resto. Tra una cascina e l’altra c’è la nostra casa, la casa della mia famiglia che mio nonno ha costruito intorno al 1975 credo, e nella quale ho abitato per venticinqueannicirca,per poi tornarci due settimane fa, sempre di Domenica. Comunque, le domeniche sera nei miei ricordi sono color bianco luce della televisione accesa nella cucina di mio nonno e tutto intorno il buio per non far entrare le zanzare… io andavo a trovarlo dopo cena e guardavamo Giochi Senza Frontiere. Tutto era concentrato su quella luce che batteva sul tavolo bianco ormai rovinato dagli anni. Bianco luce, il colore della serenità, delle anime buone, e dei ricordi che fanno male perchè sono quelli che non tornano. E le persone che ci sono dentro non tornano. Ma la Domenica nei miei ricordi è anche gialla: il giallo della polenta che mio nonno girava per ore sul fuoco, nel pentolone gigante color bronzo. Io e mia cugina e i miei fratelli andavamo dal nonno a prendere la crosta bruciacchiata che si formava sul bordo quando la polenta era quasi pronta. Che buona…se chiudo gli occhi riesco ancora ricordami l’odore, il sapore e il rumore croccante di quando la mangiavo. Poi, quando la polenta era pronta e il nonno la buttava sul piattone di legno regolandone la discesa con grosso coltello, di legno anch’ esso, per non farla cascare dai bordi. Poi attraversava il cortile per arrivare a casa nostra ed in mano aveva sempre la sua solita bottiglia di vino. Il rosso scuro del vino della bottiglia di mio nonno. Erano le domeniche con mio nonno, o almeno io così me lo ricordo, ma si sa che a volte i ricordi fanno brutti scherzi e cambiano a seconda di ciò che si vuole ricordare.

AUTUNNO

Nelle domeniche d’ autunno mio nonno partiva con il motorino, il Ciao, per andare a messa,cantava nel coro della chiesa ed era sempre vestito bene. Il marrone dei pantaloni di mio nonno, quelli di tessuto pesante che si mettevano i signori negli anni ’80 me li ricordo benissimo, credo ne avesse più di un paio fatti in quel modo.. Il marrone non era di quelli scuri, direi più sul marrone quasi ocra ed il maglione pesante sopra. Il marrone scuro scuro dei suoi capelli. Li tirava tutti indietro con la gelatina e per questo sembravano neri, ma non lo erano, erano marroni. Ricordo che le domeniche in cui iniziava a fare un po’ di freddo arrivavano i parenti alla lontana, tipo la sorella della nonna con i figli e i mariti che, insieme a mio nonno, bevevano spesso un bicchiere di troppo e si mettevano a cantare. Cantavano le canzoni di paese per tutto il pomeriggio e a me piaceva un sacco. Poi arrivavano le domeniche d’autunno più tristi e le passavo a guardare la pioggia davanti al garage semi aperto, apertura che mia mamma regolava inclinando il manico di una scopa infilata nella fessura di scorrimento della clèr. Quella pioggia era verde chiaro, era fresca da morire ed arrivava fino alle orecchie. Mi mettevo spesso una coperta e Vale, mia sorella, ogni tanto mi faceva compagnia. Ma nonno Carletto non c’era già più e non era proprio il periodo delle canzoni. Se solo adesso nonno Carlo vedesse cosa è diventato mio fratello Carlo, il più piccolo, che da lui ha ovviamente preso il nome, sarebbe orgoglioso. Carlo canta e suona la chitarra e inventa canzoni, sicuramente meglio di come faceva lui, e gli sarebbe andato dietro di sicuro.

INVERNO

In inverno ricordo chiaramente che c’è stato un anno in cui ero io a cantare nel coro della chiesa, ero piccola, veramente piccola, ma mi facevo un sacco di strada a piedi al freddo per ritornare a casa dopo la messa. Avevo una pelliccia da bambina color bianco candido, mi ricordo che era morbidissima ed ero completamente soddisfatta e felice che i miei genitori me l’avevano comprata. Non ricordo se era già l’anno senza il nonno o l’ultimo con lui ma ricordo che in quel periodo mi sentivo sola. Tutta quella strada a piedi ogni domenica, lungo la statale, con la neve, era tutto un po’ grigio, grigio topo direi. Una volta ricordo chiaramente che non stavo bene,però sono andata lo stesso perchè volevo cantare, ma durante la messa mi sentivo sempre peggio e volevo solo che mia mamma fosse fuori dalla chiesa ad aspettarmi, che fosse venuta a prendermi. E invece me la sono dovuta fare a piedi… mi sentivo bollire,avevo ovviamente la febbre e una sensazione arancione, decisamente arancione fuoco. Credo di aver poi avuto una bella influenza in effetti. Le domeniche d’inverno quando nevicava io Vale e Giuppe andavamo fuori a giocare con la neve. Vale e Giuppe hanno solo quattro anni di differenza e io sono nel mezzo, quindi praticamente siamo cresciuti attaccati, ognuno completamente diverso dall’altro, ma attaccati. Mi ricordo i pupazzi di neve con la carota e i guanti neri e pelosi che la mamma ci dava per giocare e non avere freddo, ma servivano a poco perchè dopo qualche minuto a me gelavano le mani come se non li avessi. Decisamente rosa questo ricordo, rosa di felicità per il tempo da bambina che ho passato con loro, rosa come le orecchie dei conigli che i miei nonni avevano nella stalla. Nostro papà ci portava sulla neve ogni tanto, sulla montagna più vicina a casa. Non andavamo dove c’erano gli impianti perchè era troppo impegnativo ma, anche se non potevamo permetterci di andare a sciare, almeno la neve, uno slittino e un sacco dell’immondizia non ce li negava nessuno. Per questo amo così tanto la neve credo, perchè quando eravamo piccole io e Valentina sognavamo che nevicasse sempre, l’aspettavamo, la desideravamo..sopratutto lei, ma questa è un’altra storia che racconterò più avanti. Purtroppo non ci sono foto di noi sulla neve. Mai io mi ricordo bene lo stesso. Io, Vale e Giuppe.

PRIMAVERA

Poi ci sono le domeniche mattine di primavera e la prima cosa che mi viene in mente  sono i mille colori dei fiori del mio giardino. Mio padre ha iniziato ad avere la fissa per il giardino qualche anno fa, a dir la verità oramai molti anni fa. Ha ereditato l’orto di mio nonno e lo ha coltivato con tanto amore e le prime domeniche di primavera, con le belle giornate andava a comprare i semi dei fiori e delle verdure che voleva piantare e ci portava con lui nelle serre per esplorare nuovi fiori e litigare con il commerciante per uno sconto sul prezzo finale di ciò che compravamo. Ovviamente poi chi decideva dove mettere i fiori era sempre mia mamma ed ancora oggi è così. Se penso a mia mamma, penso al cespuglio di rose rosa che sono lì in giardino da sempre, e che sono le sue. La mia mamma è proprio di quel colore, rosa delle rose rosa candido. Amo la mia mamma. Circa vent’anni fa mio padre ha piantato un ciliegio, me lo ricordo bene, era alto poco più di me e il tronco era piccolissimo, a guardarlo adesso è incredibile come sia diventato. Le piante di ciliegio sono quelle che preferisco, il colore del legno è un bel marrone fresco ma robusto, nè troppo scuro né troppo chiaro, le foglie sono verde brillante, le ciliegie quasi nere quando sono mature ed i fiori…I fiori di ciliegio non hanno un colore comune, per me è rosacolorfiordiciliegio e basta. E’ l’albero di ciliegio più bello del mondo, è cresciuto con me ed è il mio albero.  L’ultima volta che ho visto mio nonno in vita lo ricordo come se fosse qui adesso. Io stavo giocando in giardino con qualcuno, non ricordo, forse i miei fratelli, forse qualche vicino. L’ho visto entrare da solo dal cancello e venire piano con il bastone verso di me. Era la primavera del 1993 ed io avevo nove anni. Era tanto tempo che non lo vedevo perchè lui non voleva farsi vedere e quando è arrivato da me ha alzato il bastone indicando il ciliegio, poi ha semplicemente messo la sua mano libera sulla mia spalla e mi ha fatto segno di portarlo a vedere l’orto, una volta li si è guardato in giro, poi siamo tornati indietro ma ormai il mio ricordo è sfocato e io non mi ricordo più se mi ha detto qualcosa. Vorrei tanto ricordare ma proprio non ci riesco. Mi ricordo solo la sua mano sulla mia spalla. Credo che voleva solo salutare il suo orto e il giardino per l’ ultima volta e io sono felice di averlo aiutato. Rosacolorfioridiciliegio è il colore dei ricordi.

Buonanotte

Rabbia

Rosso. Rosso. Rosso.

Rosso Rabbia.

Perché, la rabbia è rossa?Si,lo è.

Ma non tutti i tipi di rabbia. Solo quella che provo per le persone che amo, per chi non amo ci sono altri colori. La rabbia che provo per le persone  che amo è decisamente di colore rosso sangue. E’ il rosso che nella tavolozza dei colori si chiama Rosso. Nè rosso vermiglio nè rosso magenta o rosso corallo. Semplicemente rosso.

Il rosso sopraggiunge nei momenti della giornata che non ti aspetti. Stamattina mi sono svegliata tranquilla, sarà che oggi è Venerdì e domani posso stare a letto a dormire…poi è arrivato un messaggio. Mi sono girata di rosso.

Sarà che oggi ho messo un maglione rosso, senza farlo apposta, giuro.

Sarà che, se sono incazzata con chi amo veramente, mi sento bruciare da dentro perché non capiscono il male che mi fanno.. proprio loro che mi amano, o che mi hanno amato, almeno così dicono.

Sarà che Pantera in questo periodo ha delle uscite difficili da sopportare,cioè frasi dette così, a caso,le poche che dice tra l’altro. Le frasi dette a caso sono quelle che mi fanno più incazzare, sono quelle tipo: “cavolo fuori piove”..  “ah!allora non conto niente per te”. tipregodimmichenonlohaidettoveramente!  Gli do l’anima, tutti i giorni e mi dice queste cose. Rosso. Tantissimo rosso. Inevitabilmente rosso.

Il rosso è una rabbia istintiva, che spesso e volentieri svanisce tra la mattina e la sera, o anche meno. E’ anche il colore delle corna, intese come tradimento.Nulla è più rosso della rabbia per un tradimento. Ed a proposito di corna, visto che io ne ho di vecchia e recente fattura, voglio dire la mia.La prima volta che Lui mi ha tradito avevo 21 anni. E l’ho capito io. Secondo me le donne capisco sempre quando un uomo le tradisce, solo che alcune non si vogliono ascoltare. Comunque, quella volta era stata parecchio brutta ed io non avevo che il lavoro per sfogarmi, così confessai la cosa ad un mio collega, uno che poi si è rivelato un vero Amico. Mi ricordo che mi parlò di come le minestre riscaldate non vanno mai bene, di come avesse avuto la forza di lasciare per una vita migliore, di come poi la vita migliore è arrivata, eccome. Poi mi mandò una mail (che essendo tornata necessaria, mi ha puntualmente rimandato qualche giorno fa):

SEGAMI LE CORNA

E’ una storia commovente,ma le corna non erano da smaltire nel cassonetto della raccolta differenziata?E se è così,in quale devono essere messe? Forse in quello dell’alluminio…….se sono durature e indistruttibili(il che fa presumere che è da un po’ di tempo che sono impiantate…. Forse in quello della plastica….. perché così si mischiano con bottiglie analcoliche e preservativi rotti vari…. Oppure in quello del vetro……. perché tra bottiglie di grappa e birra ,un paio di corna fatte bene brillano più di un diamante….. Coraggio Laura,gli amici a cosa servono?Ah,se ti serve un prestito per la nettezza urbana,dimentica il mio numero!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!CIAO

Inviato: venerdì 25 febbraio 2005 14.36

Il rosso è quel colore che spicca in mezzo agli altri, è deciso, risoluto e forte. Per questo è quello più cattivo, fa male perché vuole fare male, e non perché è capitato. Non è vero che il è colore dell’amore, non è assolutamente vero. E’ il colore dell’ira che si prova quando l’amore se ne va, quando t’inganna, quando mente, quando ti trascina in basso con sè e le sue paure. Quando ti lascia in braghe di tela perché gli hai dato tutto quello che potevi e invece sei rimasto solo. Lui ha fatto così, ancora una volta. Anzi, peggio, perché gli anni hanno un peso. 4 non è 12, come 1 non sono 5. Basta, mi sono girata di nuovo di rosso.

Il rosso è l’unico colore che in effetti non mi è mai piaciuto da bambina. Era il colore di mia sorella, non il mio.

Bando alle ciance, è ora di pubblicare questo articolo altrimenti scatta la mezzanotte e io mi sento molto Cenerentola con questo blog. Oggi la rabbia, come preventivato, è andata e venuta parecchie volte, e pensare al rosso non mi ha certo aiutato, mannaggia!Non importa, domani il rosso verrà spazzato via ed nuovo colore avrà un ruolo nella mia giornata.

Vi lascio con un brindisi, rigorosamente rosso, con l’augurio che questo colore non sia MAI padrone nella vostra vita.

Salute!

Silenzio

Oggi è il primo giorno di freddo dopo l’estate. Me ne sono accorta subito da quando ho aperto gli occhi stamattina, mi è arrivata addosso la sensazione di fuorisigelamicaescodalpiumone e quando la mattina inizia così è tutto un po’ bianco scuro, quasi grigio. E’ il colore del freddo, dei momenti di sospensione e del silenzio. Rimango lì, ancora nel letto qualche minuto in attesa che il ghiaccio fuori dalla coperta si sciolga, ma nulla.. pian piano mi devo alzare, pensando al rumore del treno che frena deciso sui binari quando arriva alla stazione, ma i brividi non  passano e quel rumore non è rumore, è ancora silenzio per me. Apro l’acqua del rubinetto e puntualmente è più fredda del freddo che sento in corpo e il bianco scuro del risveglio per un attimo diventa trasparente, per poi tornare più tenue quando l’acqua diventa finalmente calda.

Tutto sempre in silenzio. Le mattine di questo colore sono tutte mute, non si sentono rumori o scossoni fino a che non si entra nella routine del lavoro.

Pensate che c’è una persona molto speciale per me che nelle mattine come questa fa ancora la doccia fredda, e non accende nemmeno l’aria calda in macchina perché vuole il ricordo del freddo pungente che sentiva al risveglio nella casa in cui ha passato un pezzo d’infanzia, una casa come quelle di una volta, io immagino, con grandi camere e grandi spazi, quindi anche grande vuoti, riempiti dal silenzio. In effetti per Pantera (questo il nome della persona speciale)il silenzio è sempre stato un valido alleato.

Bianco scuro è l’autunno. E’ Il colore della condensa del parabrezza dell’auto prima che venga accesa, è il colore della nebbia che sovrasta i tetti dei paesi che percorro per arrivare al lavoro, è l’aria che si respira per le vie di Milano, è il brivido che senti sui jeans, quello che entra dalle scarpe perché ancora non ti sei messo le calze più pesanti. Io adoro il bianco scuro, freddo e muto. Con il bianco scuro sono tranquilla, non sono triste o malinconica,sono tranquilla e penso al presente.

La stessa sensazione che mi ha attraversato un mattino d’estate, uno dei più bei risvegli della mia vita. E’ stato quest’anno, io e Lui eravamo in viaggio e siamo arrivati di notte in un paese sulla costa Atlantica Francese che stavamo attraversando tappa per tappa un po’ a caso e questo era il punto più alto e più freddo: Cap Ferret,un villaggio di allevatori di ostriche. Giuro che un buio più buio non l’ho mai visto. Non c’erano lampioni nemmeno sulla strada principale. Dormivamo in macchina e quindi, in un posto così isolato e scuro, significava non dormire dalla paura, e in effetti ero molto spaventata, ma grazie alla stanchezza dopo un po’ di tensione mi sono lasciata andare. La mattina il risveglio è stato bianco scuro. Lui era già sveglio, si è sempre svegliato prima di me, e stava facendo il caffè chinato sul fornelletto fai-da-te per il campeggio. Io ho aperto gli occhi ed ho visto dove eravamo finiti dopo tutto quel buio: finalmente la luce, la luce opaca e appiccicosa dei paesini che sanno di pesce la mattina presto, che attraversava la pineta davanti ai miei occhi. Sugli alberi della pineta c’erano degli scoiattoli e il soffio leggero della brezza era l’unico rumore che si sentiva. Penso di non essere mai stata più silenziosa come quella mattina. Il bianco scuro era il cielo che minacciava pioggia, ma il vento, la temperatura e l’atmosfera erano talmente piacevoli che siamo andati a scoprire la spiaggia oltre la pineta e per le due ore successive non ho fatto altro che guardarmi intorno e godermi lo spettacolo.

Non riesco a descrivere veramente come mi sentivo e me ne rendo conto solo adesso che ci sto provando. Non mi capiterà mai più quella sensazione. Libertà condivisa, forse era questo che provavo. Vedevo il mio presente con serenità e pensavo che tutti i problemi si erano risolti e pensavo che ero proprio fortunata ad avere il vento che mi accarezzava il viso.

..si camminava a piedi nudi, nell’acqua fredda come la doccia di Pantera, senza disturbare nessuno..

Ad un certo punto la spiaggia formava una specie di “punta” dove si scontravano l’acqua calma del golfo d’Arcachon e quella agitata dell’oceano Atlantico, e anche se l’impatto era forte, tutto era talmente silenzioso e dolce da sembrare quasi surreale…

.Alla fine del percorso, tornando indietro abbiamo riletto bene il cartello posto all’inizio della spiaggia “DANGER: risque d’effondrements”. Eravamo appena passati sulle sabbie mobili e io non mi ero accorta che stavo per sprofondare dentro.

Bianco scuro è il rumore del cuore quando non vuole pensare, infatti è Silenzio.

Speranza

Voglio suddividere gli articoli di questo blog in colori, ogni colore un umore diverso, ogni umore diverso un racconto del passato, del presente, del futuro.

Ieri, visto che era il primo giorno della miaviacolorata ho voluto dare il buongiorno con il blu,  per me il colore che guarda al futuro e a ciò che mi dovrà ancora accadere, quindi nulla di più calzante per questa nuova avventura e il significato che porta.

Questo articolo invece lo voglio dipingere di verde, per iniziare a presentarmi e far capire chi sono. Il verde è il colore che comunemente rappresenta la speranza, quindi generalmente associata al futuro, ma io la colloco invece nel presente perché la speranza è di oggi, abita in noi adesso ed è molto facile perderla come riacquistarla tra un respiro e l’altro. Quante volte capita che dalla sera alla mattina tutte le speranze per una giornata piena di avventure siano spazzate via di una parola, da un gesto, da un azione nel presente che toglie un po’ di speranza: a me capita spesso,ma mi capita anche il contrario.

Conosco tutte le gradazioni di verde perché le utilizzo tutti i giorni, gestisco un portale per una società che ha come colore di bandiera il verde speranza, quindi tra le presentazioni da fare per il capo e il sito da mantenere ho a che fare tutti i giorni con ettolitri di verde. Non mi fa neanche più molto effetto “speranza” in effetti.

Il verde è il colore preferito di mio fratello Giuseppe detto Giuppe, il terzo di quatto, e per me, nella mia vita, esistono un’infinità di verdi diversi… vi starete chiedendo se sono matta, è ovvio che esistono milioni di verdi differenti, ma se vi soffermate a pensare, e percorrere velocemente i colori della vostra vita vi salterà subito in mente che esistono colori senza sfumature. Ognuno ha i suoi. Per me il blu può essere solo blu, celeste o azzurro. Il giallo è solo giallo, è quello che usi da bambino per disegnare il Sole sopra le montagne (ah, io Sole lo scrivo solo con la lettera maiuscola).

Il verde invece è tutte le sfumature, dal verdino chiaro quasi giallognolo al verde fosforescente dell’evidenziatore che si usava alle superiori per scrivere sui diari delle amiche, passando per il verde forte e vigoroso dello smeraldo, la pietra fortunata, e poi le gradazioni del mio verde preferito.. quello dell’erba fresca del suolo della Grignetta che ho percorso a fatica, dove ci ho quasi lasciato le penne, ma una volta arrivata in cima ho trovato uno spettacolo incredibile: il verde pagliericcio su su in alto attaccato alle rocce, cotto dal sole ed eroso dal vento, per scendere giù’ a valle fino al verde meraviglioso che si tuffa nel lago …

…e il verde brillante dell’immenso prato del Resegone che vedevo dalla finestra del mio vecchio ufficio e mi faceva sognare di correre all’aria aperta e non stare rinchiusa lì.

Poi c’è il verde del muschio: quello ancora vivo, lucente e appiccicoso di quando si passeggia tra i boschi ed ha appena piovuto (lì il verde diventa molto scuro, quasi nero) e il verde marcio e secco del muschio che ogni Natale mio fratello (sempre Giuppe) compra in quantità industriali (a dir la verità mi fa comprare) per fare dei super presepi nel sotto scala di casa.

Potrei star qui una vita ad elencare tutti i verdi che mi appartengono.. ad esempio l’insalata! si perché io sono una ragazza di bocca molto buona ma l’unico cibo che mi sono sempre rifiutata di mangiare fino a poco tempo fa è l’insalata!dicevo a mia mamma che mi sembrava di mangiare l’erba come le capre. E’ stato Lui a farmi convertire ed oramai sono dipendente dal verde e succoso Songino (poi chi è Lui lo dirò più avanti).

L’ultimo verde che voglio condividere per ora con voi è il verde della pianta di Maria, si, avete capito bene, la Marijuana. Si perché secondo me è il colore che rende la Maria così speciale.. pensate se fosse una pianta gialla! non avrebbe mai lo stesso profumo meraviglioso che invece ha! Ho fatto la mia esperienza più particolare con la Ganjia quando, durante il viaggio in Giamaica con Lui ed alcuni amici abbiamo visitato una piantagione, accompagnati da un signore del posto alquanto anziano,  magrolino, di cui non ricordo il nome, ma di sicuro ricordo 3 cose: 1- mi ha fatto vedere come si produce il finger hash, il residuo che rimane tra le dita di chi lavora la Marijuana.. e lui lo aveva sempre tra le dita, appunto.. 2- era uguale a Morgan Freeman 3- gli ho regalato uno dei miei berretti preferiti perché è stato veramente gentile e continuava a fissarlo.

Spero di avervi fatto compagnia in questo primo viaggio, spero di avervi dato un po’ dei miei verdi e spero, in tutta sincerità che la speranza non sia solo una parola messa lì a caso nel titolo perché fa relazione con il verde ma perché ci credo, credo che anche se tutto va male, se la mia vita mi sembra un grande fallimento posso contare sulla speranza di avere ancora un presente, qui e adesso, da cambiare ancora.

a domani con il prossimo colore!

“Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna”

Dalai Lama

Buongiorno a tutto il mondo!

Io mi  chiamo Laura, piacere di conoscervi e di presentarmi.. si lo so, ho il nome più comune e semplice che esiste, ma è proprio quello che mi serve per iniziare bene!

Beh, vi starete chiedendo di cosa tratta questo blog con un nome così speranzoso per i tempi che corrono…

Parlerà di persone. Di relazioni tra le persone. Parlerà di viaggi e di relazioni tra le persone che ho incontrato nei miei viaggi..  ma anche della mia grande famiglia, dei miei amori spezzati, delle grandi e stupide amicizie sparse per il mondo e di me stessa.

Voglio ricordare le emozioni forti che hanno attraversato il mio mondo fino ad oggi e  condividere con voi le iniziative che intraprenderò nel mio futuro.

Ma sopratutto voglio parlare dell’adrenalina che si prova a cercare ciò che per me da un senso alla vita di ognuno, LIBERTA’ E FELICITA’, le due grandi latitanti, come mi piace chiamarle.

La miaviacolorata è proprio questo.. un viaggio verso la libertà.

Benvenuti!