Sicura di essere cambiata

Non credevo sarebbe mai successo ma eccomi, eccomi qua. Ho concluso il percorso con il mio primo Blog. Trasloco insomma.

Lamiavia, come mi piace chiamarti, prima di fare un passo avanti e osare in qualcosa di più volevo dartene atto e ringraziarti, grazie per le emozioni che mi ha dato, mi hai permesso di buttare fuori tutto, tutto l’amore e l’odio, la rassegnazione, la disperazione, la gioia e la pazzia. A te ho parlato del vuoto per le mancanze di Lui, il ricordo di mio nonno, della mia infanzia, del mio momento di cambiamento più forte vissuto finora. Non sapevo chi fossi ed ho barcollato fino a lì, ho attraversato i continenti, ho cozzato contro uno un scoglio e alla fine sono esonoesplosacomeunabomba. Che male. Oggi sono nuda davanti allo specchio, non vedo che me, in tutta la mia realtà, ho 31 anni, il mio viso è segnato da un po’ di stanchezza ma non ancora dalle rughe, il mio corpo non ha più la linea dei sedici anni ma è più muscoloso, più forte, più resistente, la mia pelle è ancora morbida e liscia come piaceva a Lui, il mio sorriso è andato e venuto negli anni, ma è solo ora che sfoggio quello più sincero, più vero, se lo faccio è perché lo voglio, non sarà mai più di circostanza, mai più per far piacere a qualcuno, i miei occhi ti parlano di lealtà e serenità, di tranquillità e sfrontatezza, di pazzia e ragione e le mie mani e la mia bocca di lotta e di desiderio, perché si, sono una donna e so di esserlo. Ma è il mio cervello che oggi fa la differenza. Non mi sono mai sentita così consapevole delle mie insicurezze e delle mie certezze e ho ancora una gigantesca parte di mondo a disposizione da esplorare. Quindi è arrivato il momento di lasciarti alle spalle, e con questo non intendo il blog in se’ (sicuramente il reparto “bozze” sarà sempre pieno di sfoghi) ma gli ultimi 22 della mia vita. Intendo che accetto ciò che ho vissuto fin’ ora e da ora ricomincio. La prospettiva questa volta è del tutto diversa, diventerò quella persona che ho dentro, in ogni forma. Forse un giorno ti riaprirò, forse no. Ma qui e ora l’unica cosa che desidero veramente, fortemente è chiudere con te e iniziare un nuovo libro. I tuoi colori mi seguiranno sempre, fanno parte della mia storia e resteranno con me, solo che sarà in un altro modo, voglio amare me stessa molto più di come ho fatto. Voglio amare me stessa all’ennesima potenza. Mi metto al centro del mio mondo e ci rimango, sono libera di preoccuparmi solo di me e di nessun’altro, non voglio più parlare di apnee e simili, voglio parlare di come superarle invece, le apnee. Voglio, scrivendo, fare quello che dico e così ricominciare a vivere e guadagnarmi qualcosa che stavolta nessuno potrà più portarmi via. Resterai disponibile a chiunque avrà voglia di leggere le vicissitudini di una ragazza che si avvicinava ai trenta, che ha perso tante, troppe cose per strada, per una via che ha affidato ad altri, genericamente, altre persone che l’hanno disseminata di nero e grigio e marrone e verdone, di colori cupi, troppo cupi per me. Finisce e basta, finisce perché ce l’ho fatta. Sono io e solo io e i miei sogni adesso li raggiungerò eccome, puoiscommetterci. Con questo ammetto tutte le sconfitte, le umiliazioni e i calci in faccia, ammetto di essermi lasciata andare troppo, ammetto di aver dato tutta la mia anima in fretta e troppo apertamente a chi non si è fatto scrupoli nell’ operarmi acuoreapettosenzaanestesia. Non credevo che un dolore etereo potesse essere così vero, così fisico. Perché non sono state solo pene d’amore e rimasugli di vite passate. Sono arrivata a quella cosa che non si dovrebbe mai fare e dopo essere stata emotivamente uccisa, dopo essermi fisicamente umiliata, ho visto che per andare più giù mancava solo una cosa, e quella no, non potevo. Da lì ho capito. Ho capito che l’amore esiste ancora per me, finire per colpa di qualcuno non è mai la cosa giusta da fare, si può SCEGLIERE e tutto quello che è stato è poi morto con me una nottedimezzaestate, io mi sono salvata, ed è l’unica cosa che conta. Ho sancito che per chi mi ha strappato il cuore non c’è più spazio, nelle parole, nei pensieri e nelle azioni. Ho un cuore nuovo e sano, qui e ora, che batte solo per me.

Arrivederci, mia Via, con te ho iniziato attraverso la speranza e con quella finisco, sarai sempre a questo indirizzo, mi ricorderai le assurdità della mia vita e i miei colori finiti, ma non ti aprirò. Ciò che aprirò prenderà quello che di buono mi hai insegnato: viaggi, paesaggi, cambiamenti e sogni e … motivazione, per chi come me la stava perdendo, o semplicemente non ne ha più. Una cosa seria insomma, ma felice di questa intuizione ti dico, miavia, stavolta rimango dove sono e rinasco, reinvesto la mia vita partendo da ciò che sono, una ragazza semplice.

Lamiaviacolorata mi ha salvato la vita.  Lo ha fatto facendomi scoprire una delle passioni più grandi che ho, l’amore per la scrittura, mi ha liberato dai pensieri negativi e si è impossessata di quelli positivi. Non ho la pretesa di saper scrivere bene, di essere speciale o di essere particolarmente dotata dico io, ma sapete, buttar giù i pensieri mi da un gran senso di libertà, e io la libertà me la sono tatuata a all’inizio della spina dorsale, capisciamme’. Questo blog non è stato pubblicizzato molto, è vero, anzi, quasi per nulla. E’ stato il mio primo tentativo, la prima vera sfida che ho messo in atto e portato avanti da sola, sola con me stessa. E come per ogni relazione che si rispetti, finisce, anche se è stata bellissima è ora di chiudere i battenti amici. Non è che “non ti amo più”, anzi, ma ho capito che ho fatto questo percorso per capire chi sono veramente e semplicemente cisonoriuscita. Sembra cosa da poco detta così, ma sfido chiunque che adesso si trovi in una condizione di insofferenza e frustrazione a credere che, con coraggio, i sogni si possono realizzare. Poco meno di tre anni, non ho contato i giorni e sapete, è la prima volta che non lo faccio. Ma sono stati i tre anni più intensi della mia vita, ovviamente finora. Tanto è durato questo amore, che farà sempre parte di me, è stato il preludio di ciò che diventerò. E’ stata la sorpresa che mi ha sorpreso.

E poi domani è il 21 Settembre, 58 anni fa si coronava un sogno d’amore che, ai miei occhi, è stata La Favola.

Sicura di essere cambiata, ai miei nonni dedico il mio futuro, più colorato che mai.

Il laboratorio dei colori

L’infinito di un attimo

… che colore ha un attimo infinito?

quello dove hai i capelli più corti e gli occhi strani, dove quasi, e solo quasi dico, non ti riconosci

ero io?

è quello beh… quello per il quale chiudi gli occhi e cerchi di tornare… e ogni stramaledetta volta ci riesci.

ha lo stile delle vecchie pellicole di Chaplin

è un colore invecchiato, tra il marroncino e il bianco&nero, rovinato.

Sa di ricordo in 16:9, te lo ricordi di certo, come un film

“era solo una promessa ” e mi rispondono “meno male, era tutta finta”

…dico “si”, abbasso lo sguardo e penso…

Finto?

… e come diamine riuscirei a tornare lì allora?

E’ la mia testa, la mia immaginazione, la volontà di credere, la speranza di…

No. Non esistono attimi finti, solo finiti.

però ci sono questi, che rimangono incastrati tra passato e presente e non riescono a raggiungere il futuro, non afferrano i sogni, non lo hanno fatto.

Ti ci butti in quel film lì, e poi te ne torni indietro facendotela tutta a nuoto… finito.

Attimi scanditi da un orologio rotto

e forse un significato maggiore di quello che avevano?

lascia che il tempo usuri la pellicola, finché non saremo più in grado di riguardarla

finché non ci torneremo più, laggiù.

l'amore

Apici

Ogni mattina mentre faccio colazione – un spremuta e un caffè come da manuale – mia mamma mi dice “te set lavada la facia?”, rigorosamente in dialetto per insinuare ovviamente che non l’ho fatto. “Chiaro che mi lavo la faccia MAMMA, tutte le sante mattine” … come tutti gli esseri umani che sulla terra se lo possono permettere. Perché apro così questo pezzo? Cosa c’entrano gli apici? Beh, perché è l’esatto opposto di ciò di cui voglio parlare. Oggi voglio dedicarmi agli attimi unici che ho vissuto nel corso della mia vita …e l’intercalare identico di mia madre ogni santo dì non lo è di certo, e nemmeno la spremuta e il caffè è bene inteso… amo mi madre, tantissimo, ma è ripetitiva.

Bando alle ciance, iniziamo questo viaggio. Quale viaggio, ancora?

Il viaggio alla scoperta di me stessa… no, già fatto: so chi sono, so cosa mi piace e cosa no, ho tanti ricordi stupendi della mia vita, della mia infanzia, della pubertà, dei primi amori, delle lotte studentesche, delle amicizie rimaste e di quelle passate (quasi tutte), di Lui, di Smile. Ma soprattutto, ciò che è cambiato rispetto al passato è che adesso ho ricordi felici anche da sola, anche in solitudine, ma attenzione, non tristezza.

Ok, il confronto tra belli/brutti è di 1 a 100, ma contiamo anche il fatto che sola ci sono stata per… un anno negli ultimi 15… e poi eccola arrivata, l’Intoccabile, caspita se lo è… andando in Australia da sola sei mesi non ho fatto nulla di estremamente diverso ed eccezionale rispetto ai miei compagni di sventura che hanno affrontato il continente rosso, assolutamente nulla. Ognuno è partito ed ha avuto la propria dose di avventura così come la desiderava, è questo il bello di un viaggio senza vincoli. Andare. Potevo decidere ogni singolo istante della mia vita senza condizionamenti alcuni. Qui arrivano gli apici. Mi piace profondamente dare nomi concreti alle sensazioni. Dunque, ciò che io definisco apice non è altro che “il punto più alto che si può toccare come essere umano singolo”, che sta bene non perché una persona gli sta accanto, ma solo perché sta bene e punto. Hanno tutti momenti di apice nella propria vita. Momenti che ti caricano per il futuro. Arrivano una volta ogni morte di papa (anzi, con l’andirivieni recente dei papi direi anche meno) ma arrivano e regalano … la pace. E l’Australia per me è importante perché di punti alti me ne ha regalati parecchi, diciamo che nei miei ricordi è paragonabile per intensità quasi alla mia infanzia. Partiamo da lì.

Il bianco dell’anima.

Non sono mai stata una di quelle bambine che sognano il principe azzurro sapete, e da ragazzina più che interessarmi ai trucchi collezionavo lettere dai pen-pal, amici di penna, che ai miei tempi era un preludio del couchsurfing di oggi. Lì però, prima di essere ospitati dovevi tenere una fitta corrispondenza per molto tempo, poi un giorno sarebbero stati amici in più e avresti avuto la possibilità di andare a fargli visita. Ho iniziato molto presto a fare questo, volevo una “ragnatela” di persone da conoscere, posti da vedere, volevo opportunità. E colori. Istanbul, New York, Edimburgo Ginevra, e tanti altri. Con gli anni però tendiamo a sopprimere ciò che volevano essere da bambini, e anche io mi sono lasciata trasportare dagli eventi, e ancora più dalle persone. Ho dato un bel calcio al mio spirito libero e l’ho cacciato fuori dalla porta, forse mi aveva fatto incazzare, anzi, conoscendomi, ci sarà stato un evento scatenante che mi ha portato a farlo, ma sinceramente non ricordo, anche se mi sforzo. Capisco che, se ricordassi questo, potrei sistemare gran parte dei miei casini, una volta per tutte. Ogni tanto però arrivava la fitta, quella scossa che è un avvertimento e ti dice di ricordarti di te, delle sensazioni che ti rendono vera e attraverso le quali ritrovi te stesso. E allora arrivano, di li a poco, gli apici. E’ un crescendo. Per me gli apici sono momenti che ho vissuto da sola e che mi ricorderò per sempre.

Voglio raccontare qui i miei tre apici migliori, il più dolce, il più meraviglioso (non si dice ma non m’importa) e il più potente.

Il primo apice, la dolcezza, risale ai tempi delle scuole medie. Io ero una ragazza mediamente brava ma distratta (strano!). Non ho mai eccelso in nessuna materia particolare, ho sempre amato le lingue straniere e la geografia, le arti e la storia, del resto sinceramente me ne infischiavo un po’… ero (e sono) menefreghista per tutto ciò che in me non provoca interesse, come la Matematica. Oltre a questo ero anche una gran sognatrice, da sempre, ma avevo la capacità di tornare sulla terra quando venivo richiamata all’attenzione. Quella volta era la lezione di musica, il che non mi dispiaceva affatto: l’insegnante, oltre che ad essere una donna giovane, biondissima, molto affascinante, era anche straordinariamente brava e la sua voce era un incanto. Quel giorno lo ero anche io, nel senso che ero incantata a fissare non so ché nell’aula arredata con mobili vecchi color marroncino-chiaro-casa-della-nonna, il pianoforte della stessa tonalità, solo leggermente più chiaro, e gli scaloni dei banchi stile università. Era l’unica aula di tutta la scuola fatta in quel modo. Me la ricordo come se la vedessi ancora tutti i giorni. Essendo incantata, appunto, la professoressa mi richiama all’attenzione e mi dice “Laura, visto che sembri già capace, canta tu”, per farmi fare un figura di cioccolato. “O santi numi” penso io, e … cosa succede? Arriva, l’apice. In un minucolonanosecondo guardo il libro, aperto sullo spartito di ” White Christmas” con tanto di parole. Ora, non so come sia riuscita ad avere la pagina corretta di fronte agli occhi, so solo che fu così e mi lancio, inizio a cantare nello stesso momento il cui lei parte a suonare. Cinque minuti di puro, bianco volo. Lei suonava divinamente e più io cantavo, più la sua faccia si contorceva dallo stupore. Ora, Io non so cosa cavolo mi fosse preso, mica sono brava a cantare io, ma lì ero un dio. Ciò che mi ricordo ancora adesso, non è tanto lo stupore negli occhi di quella donna o nell’applauso che mi hanno fatto i miei compagni, assolutamente no. Ciò che mi ricordo più di tutto è l’incanto che provavo per me stessa, per la delicatezza che sentivo correre dentro di me, ero vellutata e pura, io non sono mai stata così. Stavo semplicemente volando.Bianchissimo.

Il secondo apice, la pace, è stato il più bianco di tutti perché c’è di mezzo la neve e cosa c’è di più bianco di Lei? No, dico io, avete presente le distese di neve che illuminano il buio? Il bianco luce per eccellenza, il mio preferito. Era la vigilia di natale, avevo sedici anni e tutto il mondo ai miei piedi. Sotto un pioggia di neve fitta e soffice mi ritrovai da sola in una piccola stazione di paese, notte fonda, magico silenzio, sentivo solo la neve sulla faccia, il freddo nelle mani e giocavo con il fumo bianco che inspiravo dalla bocca, quando ho sentito un emozione, una scossa nelle mie gambe, nelle mie ossa, mi è entrata nelle vene scivolando rapida attraverso mio corpo arrivando ai neuroni, la sentivo come si sente una febbre o un mal di testa. Non lo puoi toccare ma sai che ce l’hai. Il mio sorriso è esploso, ho iniziato a ridere da sola a faccia in su beccandomi tutta la neve negli occhi e poi mi sono buttata nel manto fresco della banchina. Mi sono rotolata nella neve come quando da piccola mi rotolavo nell’ erba, e finalmente, dopo tanto tempo eccola, la Mia libertà, uno dei miei apici più belli, più pieni di libertà e speranza che avessi mai potuto desiderare.

Terzo apice, la forza. A qualche giorno dalla partenza per la Thailandia ho vissuto uno dei momenti più incredibili della mia vita, credo io, ma credo bene se stavolta dico che quello è stato il mio apice più intenso, perché non è stato scatenato da nulla, solo dalla consapevolezza di essere un persona libera. Passeggiavo per le vie di Fermantle, in Cappuccino Streep, l’Australia stava finendo e io vedevo nel mio futuro tutto quello che avevo sempre desiderato. Tutto ciò che ora mi fa andare avanti, che mi ha fatto superare l’apnea in cui mi hanno buttato recentemente, è stato essermi detta, in quel momento: “ricordati che qualsiasi cosa ti succederà d’ora in poi, tu sarai in grado di superarla, non c’è niente che ti possa fermare.” Questo è il risultato del lottare per propri sogni. Riuscire a realizzarli. Avevo ripulito la mia anima da qualsiasi macchia, avevo lasciato tutto quello che di me non andava e ero tornata con lo zaino vuoto, avevo mantenuto la promessa, ero bianca, nuova, pura.

Gli apici in genere, poi mi direte voi cosa ne pensate, ma almeno i miei, durano poco. Al massimo 5/ 10 minuti andthat’sit. Hanno esattamente lo stesso tempo di un caffè o di un saluto ad un amico, ma mica vi ricordate tutti i bar in cui avete sostato o tutte le persone che frettolosamente avete incontrato. Sono sicura che ognuno, invece, si ricorda i propri apici, perché sembrano essersi dilatati nel tempo… e invece no, poi passano.

Come i caffè che finiscono e le persone che si dividono.

Tutto passa.

Passa l’infanzia e si porta via gli occhi giovani dei tuo genitori

i loro sacrifici per farti fare la scuola che volevi

per comprarti le scarpe che loro non hanno avuto

per farti seguire i sogni che loro non hanno vissuto…

Le manine dei tuoi fratelli

e le corse con loro nel campi fingendo di essere uno strano personaggio dei tuoi sogni più belli

ognuno ha avuto il suo

io per esempio ero a volte un’attrice

altre volte un’esploratrice

volevo sempre emozioni diverse…

Rotolavo nel l’erba per metri e metri,

avevo la sensazione di volare su in alto nei cieli…

La neve si scioglie al primo caldo,

i treni arrivano alla stazione, in orario o in ritardo.

I prati sotto casa mia sono stati tagliati per far posto alle case,

e non c’è più nemmeno spazio  per giocare alle imboscate…

Il passato non si cambia

resta lì immobile a far da capo

ci guarda fisso negli occhi

prima di voltarsi un secondo dopo

e il ricordo di chi eravamo

ha molto a fare con ciò che ora siamo.

E’ passato, è vero,

ma queste sensazioni le porto dentro

mi appartengono negli anni

e perilrestodeimieigiorni. 

Di quei tempi a fare la trottola mi è rimasto il ricordo dolce di una ragazzina che desiderava solo essere libera di scegliere per sé. Sognavo un futuro di grandi viaggi e che ci crediate o no, avevo meno bisogno d’amore di adesso. Con il sennò di poi cambierei, come tutti del resto, molte cose della mia vita, ma giuro, giuro solennemente che se mi dicessero che lo posso fare ma senza rivivere i miei apici, mi terrei il mio passato, i miei sbagli e le delusioni più atroci esattamente lì dove sono. Attenzione però, il futuro è ancora da scrivere. E di apici ne avrai ancora a bizzeffe.

My Best Day - 15 Aprile 2014
My Best Day – 15 Aprile 2014

L’ intoccabile

Non scriverò mai abbastanza su di te, credo. Non spenderò mai le parole giuste, non riuscirò mai a vestirti come meriti, a darti quegli aggettivi che servono veramente per descriverti, per descrivere quello che sei stata per me. So solo che se non ti avessi vissuto oggi sarei in un mareimmenso di guai, o forse non ci sarei nemmeno più. Invece sono ancora qui, e questo primo capitolo di te è dedicato alle emozioni e i ai colori dei paesaggi che mi hai buttato davanti agli occhi, parto da lì.

In un paese bruciato dal sole
In un paese bruciato dal sole

“IN UN PAESE BRUCIATO DAL SOLE” di Bill Bryson Questo è stato il libro che ho portato con me, che mi ha supportata, un libro regalato, un libro che mi ha accompagnato per cinque mesi e ha fatto il mio stesso viaggio, mentre leggevo vedevo quello di cui stava parlando davanti ai miei occhi.

E’ stato incredibile. E’ stata l’Australia.

Vi svelo un segreto: l’Australia nei miei sogni di viaggiatrice, prima di allora, non c’era mai stata. Per intenderci, avete in mente quei luoghi che sognate ad occhi aperti di poter vedere un giorno, quelli che fin dai 9 anni, o giù di lì, ti sembrano irraggiungibili e bellissimi? E’ sempre stato il mio gioco preferito, da piccola, e crescendo sempre più luoghi l’hanno fatta da padrona nella mia mente, ma mai, dico mai avevo pensato all’Australia. Non avevo interesse, non mi attraeva. Per la lontananza direte voi,assolutamenteno. Più un luogo è lontano, più prenderei l’aereo domani. Pensate che l’isola di Pasqua è il mio sogno da sempre. Avevo quest’idea in testa, che il continente rosso fosse tutto piatto e arido, mi sono lasciata convincere da quelle immagini che circolano nel vecchio, di continente, dove si vedono solo Uluru e steppa infinita. Pochi colori. Vi dirò: l’Australia è un arcobaleno. E Uluru non l’ho nemmeno vista. Durante il primo mese ero incantata dal fucsia dei tramonti sulla baia di Melbourne, dal giallo fluorescente del luna park a St Kilda, al blu romantico e ventoso dell’oceanodavantiaimieiocchi e il verde dei prati sterminati, infiniti del Victoria, dal marrone vecchio degli edifici in Swanston Street, ai mille colori naturali del Queen Victoria Market. Il giallo pagliericcio dei campi e degli orti a Old Beach nei due mesi successivi, e come dimenticare il bianco immacolato dei pellicani che sfilavano sul lago ad Hobart o dei Mio Pio (i piccioni australi, per intenderci) che volavano all’unisono sulla spiaggia a South Bruny, sembrava che luccicassero, era magia. Il rosso quasi nero delle ciliegie che ogni giorno andavamo a raccogliere nei campi, e chisselescordaquelle! Vicino a Eden, nel New South Wales, ho visto delfini neri che somigliavano più a balene per la grandezza, e foreste verdi come in una cartolina del Montana, ma ero nello Snowy River National Park.  La candida Sidney, gigantesca, mastodontica, di lei mi ricordo le luci della passeggiata lungo l’oceano e i negozi di tatoo, i mille resumee portati in giro alla cazzo con due amiche sconclusionate quanto me, entrambe pazze, una di loro oltremodo bella. La città non era il mio posto. Da lì mi sono inoltrata nell’Australia autentica, nella terra arida e bisognosa del west, quella degli aborigeni e degli spazi sconfinati, tutti uguali, tutti dritti, tutti infiniti. In ultimo, il colore che ho preferito, quello che mi ha steso, è stata la terra rossa. E’ un colore che non posso descrivere, né a parole, né con foto. Quel rosso bisogna vederlo e soprattutto, toccarlo. Ho chiesto ad una mia amica di avventure di scattarmi questa foto, venuta benissimo, ma vi assicuro che ancora non rende.

Polvere di Coraggio – Terra Rossa – Western Australia – Aprile 2014

Non posso parlare dell’Australia senza i pezzi di ciò che ho scritto quando ero lì. Quindi la riporto così, nuda e cruda, un pezzo del mio diario personale, la mia scoperta, la mia rinascita, la prima volta che nella mia vita non ho guardato in faccia a nessuno.

A dirla proprio tutta, le intenzioni iniziali che avevo per questo pezzo erano diverse: volevo togliere totalmente la presenza di Smile (non rientrando nel lepersoneimportanti), ma ecco che si sono fatte avanti due mie vecchie conoscenze: l’ ironia e il determinazioneIronia: INTOCCABILE è come Zack chiamava la mia esperienza in Australia, lo diceva con tono sprezzante pensando che mi offendessi, in realtà come vedete mi aveva già dato lo spunto per questo pezzo. Determinazione: sapete, quei mesi da sola sono stati ciò che del mio passato ricorderò sempre, con orgoglio e con un sorriso, tutto è stato vero anche se è finito, e io voglio ricordi veri, puri, senzainganno. Zack è stato per me esattamente l’opposto, quindi, senza rimorsi , l’ho buttato nel trita carte insieme all’idea di tenerlo anche solo come vago pensiero. Poi però sono tornata sui miei passi perché ho notato qualcosa che non mi aspettavo: rileggendo ciò che avevo scritto quando ero laggiù, mi sono accorta di non aver buttato su carta così tante cose che lo riguardassero, anzi, di Zack e l’Australia ho solo testimonianza di insulti, di rifiuto, di disprezzo e tradimento, in definitiva quello che mi ha sempre dimostrato. Era la mia immaginazione di ciò che poteva essere a renderlo speciale. Quindi ho deciso di lasciare anche quel poco, per non falsificare nulla e fare il suo gioco (ho fatto rima!). Veramente, prendetela per una cosa di poco conto quando vedete il suo nome. L’Australia sono solo io.

Fly Away From Here - Dita sul finestrino
Fly Away From Here

Veniamo a noi.

Nessun Rimpianto - Oltre il Check in - 1dicembre2013
Nessun Rimpianto – Oltre il Check in – 1dicembre2013

Ho preso l’aereo per Melbourne il primodicembre2013, ho superato il check in scoppiando in lacrime. Quelle stesse lacrime si sono spente dieci passi dopo, quando oramai dall’altra parte non potevo più vedere nessuno, e sapevo che non avrei rivisto nessuno per un bel pezzo di tempo, un tempo indefinito, non avendo alcun bigliettodiritorno. La mia Adrenalina. Non mi sono mai sentita così viva in tutta la mia vita, vedevo l’Australia solo come un gigantesco punto di domanda. Ero sana, ero giallo Sole, ero tutto quello che avrei sempre voluto essere. Senz’altro è stato uno degli apici della mia vita, era il bianco di un foglio ancora da scrivere, ma soprattutto, ancora da pensare e tutto, dico TUTTO, è dipeso solo da me. Ho dormito per quasi tutto il tempo, da Milano Malpensa a Melbourne Tullamarine e vi dico la verità, anche se molti non ci crederanno, la tristezza per mancanza di persone care è stata spazzata via dall’adrenalina che avevo nel corpo, non c’era in me una sola briciola di compassione, di pena o altro, ero solo io e ce la dovevo fare ad ogni costo.

10/12/2013 . Melbourne, Habitat HQ Hostel.

Sono qui da sette giorni, ho viaggiato dall’Italia all’Australia. L’ho fatto per me, stavolta, non ho dato retta al mio cuore. Fin dall’inizio la decisione di venire qui non è stata cosa avventata come al mio solito, non è stato prendoevado. Ci ho pensato, l’ho fatto parecchio. Mi sono presa 6 mesi di tempo per me a casa Louei, la migliore casa in condivisione che si possa sperare, e li ho fatto e disfatto, “Ihavemesseditup“, come direbbero qui. Ne ho combinate non male, mi sono sfogata e buttata nel mondo dell’incognito e cazzo, anche quella volta mi è andata bene. Ne ho scampate parecchie per poi arrivare a realizzare che questo viaggio, beh, si, mi ci voleva. Dunque ho raccolto forze, i soldi, quel poco di cervello non bruciato e via, ho preso la mia decisione. E ora sono qui, a Melbourne. Melbourne è una città veramente bella, piena di giovani, di gente che se ti vede smarrita per strada ti chiede se può aiutarti, di panini che costano 16 dollari, di tramonti strappalacrime, di americani con il cappellino da baseball, di ragazzi negli ostelli che lottando per un posto di lavoro, di francesi pazzi che vanno in giro con la musica a palla, l’altro giorno a proposito, ero in spiaggia a prendere un po’ di sole considerato che sono cadaverica, ed è passato un ragazzo vestito alla Michel Jackson, con tanto di guanto e cappello, e si è fatto tutto il lungo oceano con lo stereo in mano cantando e ballando almeno venti volte, e non voleva mica soldi, no, lui si sentiva così… Michel Jackson, mi ha ricordato che siamo uomini liberi. Io qui mi sveglio la mattina con la voglia che fuori ci sia il sole, mi metto un pantalone e una maglietta, infradito e vado a prendere il caffè gratis dall’ostello, mi piazzo fuori nel Country Yard con il Mac, la tazza di caffè e il drum. Chiamo Smile perché la mia giornata deve iniziare con lui, con il suo viso e il suo sorriso, i suoi occhi a lunetta e le parolacce perché non mi sente e mi vede pixxellata. Poi mi guardo intorno e capisco che posso decidere cosa fare dei miei giorni, se scrivere, se farmi un bagno se guardare un film, se prendere un tram a caso solo per vedere dove porta. Questo ho fatto finora, ma no, non è per questo che sono qui. Da qui ci devo passare per forza, poi andrò dove piace a me, dove la cosa si fa più difficile, dove non c’è il wi-fi per chiamare la mamma e dove la terra, l’oceano e il sacco a pelo sono le sole cose di cui avrò bisogno. Intanto mi godo ancora questi giorni di meritato cazzeggio, tra Irlandesi che giocano a biliardo, americano, francesi, inglesi e italiani che prendono d’assalto la cucina all’ora di pranzo, e in quella cucina diamine, ci sono i sapori di tutto il modo. Poi tutti insieme vanno a guardare un film. L’inglese è una lingua potente, pensateci, unisce tutti. Anche chi non dice una parola alla fine qua lo sa, lo impara. La comunicazione è l’arma più potente del mondo, in positivo e in negativo, fortunatamente nel frangente in cui sono io non può essere nient’altro che positiva. Anche se spesso qui piove, io sono sola e non so che fare, non mi butto a terra, riesco alla fine a stare bene, vorrei solo tanto che Smile fosse qui con me, per fare insieme a lui tutto questo.

On My Own
On My Own

13/12/2013 St Kilda Beach – Melbourne

Ebbene si, l’ho fatto. Mi sono catapultata in Australia. Mi piace la sensazione di poter decidere della mia vita e poterlo fare, come disse Frank “my way”, a modo mio.  L’Australia. Terra rossa per definizione, ma io qui di rosso ancora ho visto ben poco, forse perché sono qui solo da dieci giorni o poco più, forse perché sto vivendo praticamente solo in città, forse perché da quando sono arrivata ha piovuto un giorno si e l’altro pure, o forse perché semplicemente non è il rosso che ispira i miei giorni qui, solitamente per me il rosso è negativo e finora è dura si, ma è decisamente positivo per me questo viaggio. E’ Blu-notte, nasconde tutto , ma fa uscire le stelle. E’ delicato, simpatico e romantico. E’ un colore buono, e io questo voglio essere al cento per cento. Voglio essere innanzitutto buona con me stessa, non voglio più criticarmi, non voglio sentirmi inadeguata, non voglio sentire il peso di una vita inutile alle spalle, non voglio essere cattiva con chi mi vuole bene, che poi alla fine, si sa, è sempre con le persone più importanti che ci si incazza. Voglio continuare a coltivare questo benessere che dal ultimo post che ho scritto ancora non mi ha abbandonato. Mi sento bene e il fatto che mi ci senta alche a 16500 km da casa beh, mi fa sentire ancora più Blu-notte, come l’atmosfera che c’era stasera ad un piccolo festival hippy qui a St Kilda, quando è sceso il tramonto e tutto era scuro, ma con la luce delle stelle che illumina i ragazzi mentre suonavano i bongos e giuro, nonsisonofermatineacheunminuto. Affascinante, il Blu-notte è affascinate, l’Australia è affascinate per la gentilezza, l’educazione, le buone maniere, il rispetto. Se fumi hai a disposizione mille cestini con posacenere incorporati e nessuno, dico nessuno, butta nulla per terra. Vado spesso in una via qui vicino all’ostello, Chapel Street, perché mi piace molto, è multietnica e puoi trovare la boutique di CK accanto al kebabbaro più scarso del nuovo continente.  E il bello è che non gliene frega nulla a nessuno, non è che accettano la cosa, no, è così  e basta, è la loro normalità. Questo si che è un paese dove chiunque provvisto di buona volontà e olio di gomito può cavarsela. Sicuro, come i nascondigli. Qui mi sento veramente al sicuro, non ho paura ad andare in giro la sera, non ho paura a lasciare lo zaino, non ho paura di dormire in una camerata  mista con altre 5 persone con tanto di armamentario Apple al seguito. No, dormo sonni tranquilli, sono al sicuro. E anche in fuso orario ancora, credo.

St Kilda Lunapark
St Kilda Lunapark
Hippie Festival - St Kilda
Hippie Festival – St Kilda
Melbourne Sunset
Melbourne Sunset

20/01/2014 – Tasmania Old Beach – Cherries Tasmania

Sapete, anche adesso che sono in Tasmania non mi redo veramente conto di quanto sono lontana da casa, mi sembra sempre che sia dietro l’angolo, o forse non so, ma è il sentimento più strano che sto provando, mi sento genuina, senza alti bassi miei soliti, senza l’ansia del domani, senza nulla da portare per forza con me. Non ho bisogno di nulla, solo di questo, solo di viaggiare. Parto lunedì alla volta di Melbourne, per fare poi il tragitto in macchina verso Sidney. Amo questo viaggio, dentro di me.

Backpackers Sunset - Old Beach
Backpackers Sunset – Old Beach
Backpackers Stars, Moon and Planets
Backpackers Stars, Moon and Planets
Backpackers Sunrise
Backpackers Sunrise

21/01/2014 – Tasmania Old Beach – Cherries Tasmania

Ci i sono momenti in cui non hai coraggio. Momenti in cui ti sono talmente lontani tutti dagli occhi e dal cuore che ti senti come se l’altra parte della tua vita, quella di prima, non l’avessi vissuta veramente tu, ma qualcun’altra che conosci ben poco. E magari neanche ti piace. Qui non c’è nessuno. Qui devi solo prendere la valigia, lasciare a terra ciò che non ci sta nello zaino e ripartire. Ricordarsi che la perfezione non esiste, la fiducia non è degli esseri umani e l’amore fa sempre soffrire.

Lasciatemi qui - South Bruny
Lasciatemi qui – South Bruny
Totaly Changed - Bruny Island
Totaly Changed – Bruny Island
Two Oceans - Two Souls
Two Oceans – Two Souls

29/01/2014 Tasmania Old Beach – Cherries Tasmania

Campi di grano , piccoli arbusti verdi, colline dalle forme comuni.. tante nuvole sotto un cielo azzurro candido. La Tasmania. Ancora non è il tramonto benché siano le otto, qui in effetti è estate, ma tra poco il cielo si tingerà di viola come al solito e li sì, sarà spettacolo. Non ho realmente visto tantissimo finora, o almeno, nulla di ciò che mi aspettavo io dall’Australia. Forse perché non mi aspettavo nulla di particolare, questo viaggio non l’ho pensato per visitare i posti, ma per visitare me stessa. Sapete pensavo di essere una persona peggiore, pensavo di non vale anche quel poco che avevo. Questo è il peso degli anni vissuti senza pensare al futuro, senza realmente rendesi conto che, come dice Steve “se vi guardate ogni giorno allo specchio chiedendovi se sarà l’ultimo giorno, senza una volta ci azzeccherete”. Beh, io non voglio passare i miei giorni allo specchio. Non mi specchio da un mese e più ormai. Il mio specchio sono i visi delle persone che incontro, se mi fanno un sorriso, io so che la mia faccia è bella. Per me questa è una sensazione stranissima, sentirmi a mio agio con le persone, capiresenzachiederechenonsonodipeso, fare ciò che mi va, isolarmi, gridare, fumare, dormire. A Melbourne la cosa bella è stata la stranezza di come mi sono sentita appena arrivata: ho volato per 20 ore dall’Europa all’emisfero opposto, ho dormito per tutto il tempo, sono atterrata, ho preso una navetta per il centro e poi il tram alle 10 di sera, ho camminato per un ora alla ricerca dell’ostello con due zaini e quando sono arrivata mi sembrava di vivere li da tutta la vita. In tutti i viaggi che ho fatto non mi è mai capitata una cosa simile. Mi sentivo a casa, ero stanca si, ma non come una che ha fatto 17.000 km. Non so spiegarvi perché, so solo che l’ho capito subito e sapete, la cosa che mi fa più paura in assoluto è il buio. Ma tantatanta paura. Quando ho deciso di venire in Australia e mi parlavano di ragni, squali serpenti e meduse, io pensavo solo a come avrei fatto se mi fosse capitato il buio. L’ho sperimentato subito. Dall’aeroporto alla Southern Cross station sono circa 30 minuti, da lì all’ostello che avevo prenotato dovevo prendere un tram per St Kilda… a Melbourne ci sono tipo 100 tram, è famosa per questo. Benché le indicazioni fossero perfette, io non avevo idea di dove si trovasse l’ostello, a che altezza di St Kilda Road, quindi ho chiesto informazioni e ho preso il tram numero 96. Mi si sono avvicinati due fidanzati per chiedermi se anche io prendevo il 96 e abbiamo iniziato a parlare. La mia prima conversazione in inglese, da sola, dall’altra parte del mondo.  Solo io, nessun altro e non parlavo inglese da 10 anni.. I due ragazzi erano splendidi: fidanzati, lui e lei anglosassoni, molto belli entrambe, avevano fatto un viaggio bellissimo dall’Inghilterra passando per la Siberia, Mongolia , Sud Est Asiatico e Australia, sarebbero poi andati a Los Angeles e poi non ricordo, forse casa. Li ho profondamente invidiati. Ho lasciato a casa l’amore della mia vita per fare questo viaggio, e la cosa più bella che mi potesse capitare e viaggiare con lui. Comunque, sul tram ad un certo punto mi resi conto che non sapevo dove scendere, quindi appena vidi una fermata con il cartello St Kilda mi fiondai giù, salutando in fretta e furia la coppia oggetto della mia adorazione. Poi mi resi conto che avevo fatto una cazzata, ero da tutt’altra parte. Fortunatamente una ragazza un po’ su con l’età aspettava un tram… erano le dieci, forse dieci e mezza di sera, nessuno in giro… e le chiesi indicazioni. Gentilissima lei, mise l’indirizzo su Google maps, mi fece vedere la strada finché non la memorizzai perfettamente. Ricordo ancora “take Grays street and in the end turn a little bit right to Inkerman street and than you are in St Kilda Road, probably few meters you might find the hostel.” Ho benedetto l’ epoca degli iPhone. Non potevo sbagliare. Mi incamminai e con mia sorpresa mi accorsi che non c’era anima viva. Era tutto buio, ma io non avevo paura. Non so dire ora cosa ho pensato durante quella sfacchinata. Avevo trenta kili sulle palle dietro e 10 davanti, un cappello di paglia in testa e una strada da percorrere, tutto il mio futuro da scrivere. Ero una viaggiatrice, finalmente. Non ho avuto paura, neanche un po’, la strada era perfetta e dopo mezz’oretta di cammino l’ostello che avevo visto solo su schermo del pc in ufficio e Milano era davanti a miei occhi. Sono entrata col sorriso.

Feeling Happy
Feeling Happy
Feeling Powerful
Feeling Powerful
Dreams Come true
Dreams Come true
Feeling Cold in Summer
Feeling Cold in Summer
Feel Nature
Feel Nature
Colors Everywhere
Colors Everywhere
Feeling Beautiful
Feeling Beautiful
Feel the Adrenaline
Feel the Adrenaline
Feel Freedom
Feel Freedom
Feeling Statisfied
Feel Satisfaction

07/04/2014 Fremantle

E anche l’avventura a Fremantle è ormai finita, questo treno mi sta portando più al nord, dove mi aspetterà una nuova amica, una nuova cosa e un nuovo lavoro. Di fermante ho amato la pace delle strade prima dell’alba, la luce arancione dei tramonti, lo stile antico degli edifici e per questo non comune in Australia, ho amato i negozi di libri di seconda mano e quello di vestiti di seconda mano che mi ha salvato tante volte dallo spendere un patrimonio, ho amato la paura di fare il bagno per gli squali, il sentirmi rifiutare l’accesso al pullman perché troppo sporca, il litro di caffè take away, i sushi da 3 dollari, la ragazza del mercato che mi ha aiutato a sistemare la bancarella con i bastoncini cinesi, i colleghi che mi chiedevano le traduzioni delle parolacce in italiano per prendersi in giro a vicenda, ho amato l’ebrezza di non avere più soldi e nemmeno un lavoro, ho amato ancora di più quando ho lavorato 4 giorni per 10 ore al giorno ed ho preso una miseria, ma ero comunque felice perché finalmente potevo fare la spesa, ho amato il mercato colmo di colori e odori, il gozlem, la bancarella dei cappelli, Phil e Federica, il negozio di pelli con la custodia della chitarra che avrei tanto voluto comprare per Carlo, i vasi di fiori appesi al tendone, la spiaggia di South Beach, e l’isola di Rottenest, il paradiso da queste parti, e il delfino che il dott. Pellegrino è riuscito a vedere da dentro la tenda sulla spiaggia, e con la tranquillità più assoluta disse: “uno squalo o un delfino” , ho amato le chiacchiere sul divano con Ilaria, perché mi mancano le mia amiche e so che in lei ne ho trovata una diversa da tutte, donne che sanno di se, ma fragili come cristalli..  ho amato la sicurezza di essere protetta dagli amici che si sono presi cura di me, dall’inizio alla fine, senza se e senza ma e che ricambierò se avranno bisogno, come loro hanno fatto con me, sarò felice di farlo.

Fremantle Port
Fremantle Port
Fremantle Sunset of Freedom
Fremantle Sunset of Freedom
Fremantle Sunrise - Kailis Marine
Fremantle Sunrise – Kailis Marine

08/04/2014 – On the way to Geraldton

Per Lui: dovresti vedere adesso quello che sto vedendo io. Questo viaggio è molto meglio di come l’ho sognato, è decisamente perfetto. Questa è esplorazione all’ennesima potenza, e con le “riunioni delle rane” nelle orecchie la mia vita è ed è stata piena di belle cose, ricordi e persone meravigliose, magari non per quello che hanno (o non hanno) fatto, ma per quello che sono dentro, and You Will be Always My best, con affetto Laura.

In cammino solo per me
In cammino solo per me

20/04/2015 -Perth Airport

Mi sembra come se questo posto non lo lascerò mai veramente, mi sembra come se partire lontano dall’Australia sia una bugia, no non è vero . L’Australia sarà sempre nel mio cuore, nella mia anima, nella mia vita, è la terra che mi ha ridato la libertà di essere me stessa e una nuova vita per il mio futuro. Io non ti dimenticherò mai. Rendersi conto di essere veramente in giro per il mondo, rendersi contro di non avere ancora 30 anni e essere riuscita a fare quello che fino ad un anno fa sembrava una follia. Ora prendo aerei come ne ho voglia, sono a Singapore, fino a qualche ora fa ero a Perth e il mese scorso a Sidney, Natale l’ho passato in Tasmania… La mia vita da Settembre in poi è’ cambiata, è diventata veramente la vita che io Laura voglio vivere. Cazzo c’è l’ho fatta. Laura, c’è l’hai fatta!!!!!!!!!!!

I GOT IT!
I GOT IT!

Grazie a te sono più forte, più resistente, più consapevole ed esperta. Grazie a te so che esiste un confine per l’infelicità e quel confine sono solo io a marcarlo, grazie a te so di avere la forza di prendere in mano la vita con scelte coraggiose e a volte pericolose. Grazie a te ho la consapevolezza di aver vissuto tutto senza rimpianti. Ti ho amato e sono stata amata fino all’impossibile, ho vissuto veramente in una fiaba o, più come piace a me, in un film d’avventura dove al protagonista capitano mille peripezie, ma alla fine le supera tutte. Tu sei stata perfetta al momento perfetto, avevo solo cannato il principe azzurro, ma non mi ha scombussolato i piani sapete, la feccia dei principi azzurri a noi fa un baffo… ma al di là della persona che ha cercato in tutti i modi di distruggere il tuo ricordo, di renderti un’ostacolo e di impedirmi di viverti, tu sei stata per me l’unica cosa per la quale nella mia vita rifarei tutto da capo, sei stata il mio apice assoluto. Tu mi hai dato la speranza di cui avevo bisogno per credere in me stessa. Ora che è tutto finito, ora che di tempo ne è passato, si ma non tantissimo, capisco attraverso le mie parole di quel tempo che nella dimensione in cui ero ci stavo perfettamente. Continuerò a viaggiare per sempre e oggi, ancora grazie e te, so che sono capace di realizzare i miei sogni di bambina, e non c’è regalo più grande di dimostrare a se stessi che non ci sono ostacoli, di dimensione o sorta per sentirsi liberi davvero.

I AM TOTALY CHANGED

Anche i segni (dal cielo) si sbagliano

Ceruleo, il colore che riporta la mia carta d’identità sotto la voce “OCCHI”. Dono del miscuglio tra una bellissima mamma dagli occhi azzurri come la Vergine Maria e un uomo affasciante di verde dipinto che è mio padre. Forse è un segno. Forse sono indefinita come questo colore. Si, perché sfido chiunque a dirmi quale colore sia il ceruleo senza cercarlo su Wikipedia. Perfino io che sono cerulea non lo so. Allora ve lo dico io, è un colore a metà. Metà speranza, metà Apnea, metà Blu, metà Grigio. Ma cosa mi ha condotto qui? Dunque, più di un anno fa ci siamo fermati al momento in cui avevo finalmente trovato la serenità. La serenità per un viaggio, in un uomo, in un obbiettivo di vita. Ed è stato un anno stupendo, la luce blu del giorno ha invaso le mie giornate, i miei occhi cerulei e tutta la mia vita. Ed ora si è spenta, tutto quel mondo è rimasto lì, a metà.  Alla fine mi sono ritrovata con un viaggio meraviglioso ma finito, un uomo che aimè, si è rivelato purtroppo la metà (e anche meno) di ciò che mi aveva dimostrato, e un progetto per il futuro costantemente interrotto dai doveri e dalla routine causati da questo stupido modo che abbiamo di condurre le nostre esistenze. E la parte divertente della faccenda – ce n’è sempre una  – è che questo risulta essere l’epilogo meno probabile di una storia d’amore unica.  Il sogno che ad un certo punto si interrompe per lasciare troppo spazio alla vita che tutti noi consideriamo normale e che, se non sei abbastanza forte, irrimediabilmente , “ti scoppia in faccia”, per usare le parole di Smile. Per dirla come piace a me invece sarebbe così: guardavo il cielo e lo vedevo sempre di un bel colore blu intenso, luminoso e rassicurante, quasi protettivo, come se mi dicesse: “finché starai sotto di me non ci sarà mai pioggia o temporale nei tuoi giorni” poi, quando meno te lo aspetti inizi a intravedere nubi grigie che minacciano all’orizzonte, e pensi che non si abbatteranno su di te, il tuo blu ti ha promesso che sotto di lui non ci sono pericoli … e continui a sorridere, a godere di quel sole che ti abbronza, ticcccalda e che trasforma i tuoi occhi geneticamentecerulei in blu cobalto. Poi noti che sta arrivando una leggera pioggia proprio li, vicino a te, anche se non ti sei spostata.. facendo un po’ più d’attenzione vedi che – OPS – è il tuo cielo ad essersi spostato! Mannaggia, ti aveva detto una bugia. Poi chiaramente, come nella più scontata delle puntate di qualsiasi disgrazia eccolo,  arriva, arriva eccome : l’uragano.  Non hai fatto né la danza della pioggia né riti vodù stavolta, non hai sconvolto il tuo karma, stavolta, TUTTO, TUTTO era andato per il verso giusto. Ora, come nei film in cui si parte dalla fine per raccontare la storia, sono partita da oggi e voglio raccontarvi cosa ho fatto in questo anno stupendo, senz’altro il migliore della mia vita. Voglio raccontare come i miei occhi fossero di un bellissimo blu intenso o di un verde smeraldo ma sempre, sempre pieni di sorrisi. Non c’è stato un giorno accanto a Smile in cui non ho sorriso.

Quante volte avete alzato gli occhi al cielo e gridato dentro di voi verso un’identità non meglio definita  “dammiunsegnopercapirecosafareperfavore!?” Oh, non dovete rispondere a me, ma alla vostra coscienza, io, senz’altro sono sull’ordine di una decina al giorno, soprattutto a quel tempo, quando avevo mille possibilità davanti a me e, a parte qualcuna scartata a priori, non sapevo quale prendere. Poi Smile è entrato nella mia vita, era il Maggio di due anni fa. Il mio Smile si chiama Zack e quel giorno, dopo essersi lanciato col paracadute, si reca nello stesso locale dove vado io, per caso, per coincidenza, per non lo so. Ci salutiamo, parliamo, nient’altro. Non ci vedevamo da 15 anni , siamo compaesani  – abitavamo a 50 mt di distanza – e abbiamo frequentato la stessa scuola, ma per 14 anni non ci siamo più visti. Intanto il tempo passa e la mia vita prende finalmente la piega che avevo desiderato: ho il mio blog, i miei amici e preso la decisione finale che viaggiare doveva essere la mia vita, ciò per cui avevo capovolto il mondo, ho preso coraggio e chiesto l’aspettativa dal lavoro per partire e raggiungere l’altro capo del mondo, aperta a tutte le possibilità ma quasi certa che non sarei tornata.  Chiedo il visto per l’Australia il 28 Agosto, poi la conferma: posso partire. Festeggio con gli amici in un posto che poi scoprirò essere odiato da Zack, ma che, per puro caso diventa galeotto perché lui passeggiando passa proprio da li e io, un po’ su di giri, ero felicissima di vederlo. E gli chiedo di uscire. Nel mentre mi cimento nella preparazione del viaggio tanto cercato e tanto desiderato e si, si deve pensare a tutto, ma proprio a tutto per affrontare da sola 17.000 km, quindi, tra le cose, avevo  iniziato a fumare il drum, spendo che nella terra dei canguri le sigarette sono molto costose, ma in previsione dell’appuntamento con Zack ero andata in crisi perché lui è uno sportivo incallito, penso che faròunafiguraccia se mi metto a fumare e addirittura fare le sigarette da sola (attività nella quale ero ancora molto impedita). Ed eccoci arrivati alla sera dell’appuntamento. Ricordo tutto, ricordo ogni singolo dettaglio di quella sera. Erano le 21.10,  quando sono arrivata sul posto, ovviamente in ritardo. Ho fatto due giri con la macchina perché non lo vedevo e non volevo arrivare prima di lui e ricordo che avevo … paura. Finché ho notato un ragazzo in piedi sul marciapiede con le mani in tasca e la mia agitazione è finita lì, in quell’istante. Ci siamo salutati con  semplicità e buonumore, poi lui mi dice: ti spiace se fumo? E tira fuori drum. Cappottata. Conoscete quel pensiero costante, quel sogno che ha ognuno di noi nascosto o aperto al mondo, quel desiderio di essere o di fare qualcosa per la propria vita che mai, mai, nemmeno con qualsiasi altra cosa stupenda potrebbe essere paragonabile? Avete mai pensato di riuscire a trovare nel mondo la persona che ha lo stesso tuo sogno identico? Che dice di si ogni volta che avete una nuova idea? Che supera i propri limiti per starti accanto? Ecco, anche se sembra un sogno perché ormai è finito, io posso dire che l’ho vissuto. Era il  10/09/2014, esattamente un anno dopo che Lui si era dipinto di rosso corna. Come si dice in questi casi? Si chiude una porta si apre un portone. Da lì è stato l’anno più incredibile di tutta la mia vita. Ci siamo innamorati, e io sono partita per l’Australia. Ma come direte voi, PERCHE’? Perché ho imparato la lezione. Non rinunciare ai proprio sogni per nessuno, a lui serviva tempo, non poteva seguirmi, a me serviva tempo per riporre fiducia al 100% in una persona.  Dopo 5 mesi, io in viaggio e lui in Italia ci siamo trovati a Bangkok. Dopo 8 giorni di viaggio nomade ci siamo sposati su una barca, sotto un cielo che volgeva al tramonto sull’oceano. Non c’era nulla di ceruleo in tutto questo…

avevamo gli occhi di chi non vede l’ora di iniziare una nuova vita, un nuovo amore, la gioia di sapere con certezza che saremmo stati l’uno a fianco dell’altro, per sempre.  Allora non lo sapevamo, ma il “per sempre” aveva una data di scadenza. E’ finito tutto come finisce il latte lasciato troppo nel frigorifero senza essere usato, e lo si butta via anche se ce n’è ancora un po’. Ho pensato molto in questi giorni al mio destino, alle mie aspettative, alla mia voglia di avere un futuro… Tutto ciò che mi ero costruita con e senza Zack negli anni è passato in secondo piano. La verità è che non ero ancora pronta ad un amore così grande e soprattutto ad una relazione così forte. Ed ho fatto l’errore di rimettere la mia vita nelle mani di un altra persona perché stavolta era tutto perfettamente ricambiato e condiviso che non vedevo futuro migliore per me.  Ma ho fatto degli errori. Errori piccoli se paragonati al motivo per cui gli ho fatti e forse, dentro di me sapevo che stavo sbagliando. Anche quando era tutto blu avevo un pizzico di grigio che mi macchiava l’anima. Mi sono riadattata ad una vita non mia in buona fede, in prospettiva di una vita piena di sorrisi e complicità. Ma non dovevo farlo. Avrei dovuto oppormi invece di cedere, ed ho ceduto perché non ero pronta. Non ero pronta a noi, non avevo ritrovato la serenità, anche se credevo di si. Era felicità momentanea dovuta ad un’emozione fortissima mai provata: il suo amore per me. Zack era colui che mi ha dato il sorriso ed io per questo l’ho amato, l’ho amato di brutto io … non credevo che sarebbe mai riuscito a togliermelo. Ho resistito talmente tanto che ho messo alla prova me stessa, per l’ennesima volta, e poi, prima di perdere lui, ho perso la mia allegria. Magra consolazione sapere di aver lottato fino in fondo, fino all’ultimo. Ma almeno io l’ho combattuta la mia battaglia e ne sono uscita, il mio Smile invece non ha nemmeno lottato, se ne stava lì, sul divano in silenzio… mi ha fatto ricordare quanto le persone in cui credi possono essere sleali. La pioggia ha iniziato a cadere piano…e questo è il motivo principale che mi ha spinto ad andare via, ilcielosièspostato, è arrivato l’uragano e sono andata a cercare riparo altrove. Ora che non c’è più non posso fare altro che tenere i nostri ricordi come un bellissimo sogno e che diamine, un sogno che comunque è diventato realtà. E ricominciare senza chiedermi perché… perchè non è bello rendersi conto di aver creduto in una persona, quando invece non c’era spazio per te nella sua vita. Quindi non so dare un perché. E’ tardi per le spiegazioni, anche se è strano ma è così. Anche il più brutto dei temporali prima o poi finisce, ma anche dal più bello dei sogni prima o poi ci si risveglia. Il grigio e verde si sono rimescolati con il blu e adesso è tornato tutto ceruleo come sono io.  E’ vero, ho un marcia in più rispetto al tempo dell’apnea, oggi ho la consapevolezza che non c’è nulla di irrimediabile. Ma io in fondo, sonocomequelcoloremaledetto, ceruleo, e questo non lo potrò mai cambiare, solo accettare. “CERULEO – una tonalità che varia dal blu profondo fino a tonalità più brillanti e persino all’azzurro, quasi sempre passando attraverso tonalità di verde, ma non è detto. Il termine è usato anche come sinonimo di Cangiante.” WIKIPEDIA Cangiante… ma non è detto, Adesso si può tornare a sorridere e lasciar perdere i segnali, bentornata a me:) IMG_3625

Sentirsi bene

Beh, si, sta succedendo. Finalmente. C’è da crederci? Si, ci voglio credere, anzi no, va bene così, non ho bisogno di crederci perché lo sento, sto bene.

Sapete, quando ho scritto “c’è un momento per tutto” pensavo a come sarebbe stato questo, di momento, il periodo senza pensieri, verde acqua, l’unico colore che non si sa perché si chiama verde quando praticamente è azzurro, un ibrido tra il colore della speranza e quello della felicità, il periodo di meritata e sudata serenità, come dice mia madre. Si, perché lei sostiene che la felicità dura poco, si riferisce a minuti, ore, al massimo qualche giorno. Chi può dire che la felicità duri più di questo? Nessuno. Si, certo, i momenti di felicità sono unici, mai nessuno uguale. E i miei, tutto sommato, devo ammettere che sono stati tanti, so che sono stata fortunata, ma so anche che non ho mai mollato. Ero felice sulla spiaggia in silenzio a Cap Ferret, in macchina con Pantera, guardando il tramonto ad Anglait, a -10  da sola sulla Tour Eiffel, in viaggio con Madrilla sulla Sierra Nevada, la corsa sul prato verso il castello di Carcassonne, la domenica a tavola con mio nonno, quando sono nati i miei fratellini, quando un Natale mi hanno regalato il bar delle nevi di Barbie, quando ho imparato a sciare, quando mi sono svegliata in una villetta nella campagna inglese su un materasso ad acqua, quando ho festeggiato il compleanno solo con i miei amici, quando finalmente ho ricominciato a parlare con mio padre, quando ho smesso di torturarmi con il cibo, quando mangio i mandarini, quando fuori è pieno di neve, quando quella volta in stazione mi ci sono fiondata, nella neve, quando nuoto la sera nella piscina vuota, quando sento il rumore della neve che scrocchia sotto le lamine della mia tavola mentre vado a manetta, quando vedo il mare e corro a buttarmi, subito. Ho avuto i miei momenti e li ho tutt’ ora. Invece la serenità è uno stato d’animo diverso, si costruisce nel tempo, arriva piano piano, ed era quello che con Lui mi mancava. Sentirsi bene. Si passa volontariamente attraverso periodi di merda per arrivare qui. Quindi si, Verde acqua, la consapevolezza che la vita in fondo non è che la somma delle tue scelte e del caso, ovvio, quello mica sparisce. E’ un misto tra accettare ciò che succede perché è successo e la volontà di far accadere qualcosa. Questo mi permette di sentirmi giusta, di sentirmi forte pur accettando che no, certe cose non le potevo prevedere, non le potevo vincere. Ma mai accettarle senza averci provato, questo mai. Così, sentirsi bene è verde acqua, trasparente, con un filtroleggero che rende tutto un po’ romantico, un po’ magico. Verde acqua è il colore dello zaino che ho scelto e per viaggiare.

Mr Big_il mio compagno di viaggio_Verde Acqua_ Agosto 2013

Vorrei dedicare questo post  tutti i malati d’amore, a chi ha preso coltellate incredibili e a chi invece le ha date, a chi è in apnea, a chi ci arriverà tra poco, a chi si è spezzato e poi si è rialzato, o a chi ancora ce la deve fare, a chi ha il coraggio di lottare e a chi invece ha gettato la spugna e anche a chi, invece, non ha ancora realizzato. La mia domanda, quella che mi facevo sempre, ininterrottamente fino a poco tempo fa, è sempre stata una: passerà? La mia risposta, quella di cui ora sono consapevole è NO, non passerà. No, l’amore che hai provato non passerà, non passeranno i rimpianti, i rimorsi, non passeranno i ricordi, non passerà la vita spesa per l’altra persona, non passeranno i pianti e la tristezza. Decisamente, non passerà mai. Ma la consapevolezza è verde acqua, e il bello dell’acqua è che scorre sempre verso un punto di fuga, un’uscita, finisce sempre in un bacino più grande e quando si ricomincia a vivere per amore di stessi, beh, da lì accadranno altre cose, incontreremo altre persone e faremo scelte che prenderanno il posto del passato e pian piano ci sarà talmente poco posto nella vita di ciascuno per ciò che è stato e ci ha fatto male, che semplicemente non ci penseremo più. Ci saremo solo noi con i nostri brevi momenti  di nostalgia e tutto il futuro davanti. E potremmo decidere come trascorrerlo. Si, si può fare. Io volevo questo, ma ancora non credevo, non capivo come avrei potuto fare senza di Lui, sapevo solo che dovevo farlo. E poi è arrivato il momento in cui non ho avuto paura. Esattamente un anno fa.

A me la paura fa male, questo l’ho capito. Mi blocca e mi rende immobile. Per questo cerco sempre di non averne, la elimino dai miei pensieri, la paura semplicemente non esiste. Ci sono persone invece a cui la paura fa bene. Devono sentire il terrore di non farcela per andare avanti. Decisamente io non sono una di quelle, e questo, lo so, mi ha fregato, perché spesso la paura ti salva la vita, come dice Sean Penn in una scena da Oscar del film “This must be the place” . Io non mi sono salvata. Non ancora. La quasi totale mancanza di paura mi ha portato a decidere ogni volta d’istinto, a sbagliare quasi sempre e a fare la cosa giusta una volta sola. Quella volta.  Era la più importante e l’ho centrata. Sono un cecchino. Dovevo farlo. L’ho fatto. Senza paura. E adesso decido ancora, senza paura, e questa è la seconda volta, me lo sento. So che il risultato non sarà immediato, oggi decido, domani è ancora tutto uguale, se non peggio, ma nonesisteazionesenzaconseguenza, è bene saperlo. Più la decisione è importante più il risultato si farà attendere. Credete di no? Beh, vi faccio questo esempio: poco tempo fa ho conosciuto una ragazzo, che chiamerò Smile, perché mi fa sempre sorridere, e mi ha raccontato del suo lavoro: lui assembla gli specchi per i telescopi più grandi e sofisticati a mondo, quelli che servono per studiare le stelle. Insomma, mi ha spiegato che per fare un progetto, solo il progetto di uno specchio, ci vogliono circa 5 anni, se poi il committente decide di acquistarlo, solo sulla base del progetto parte la creazione che durerà altri 5 anni. Sono 10 anni di lavoro in totale, e nella vita di Smile intanto passeranno migliaia e migliaia di momenti tristi e felici, drammatici ed eccitanti e poi, un giorno, vedrà le stelle. E con quello specchio gli astronomi studieranno l’universo, mica le stelle cadenti la notte di San Lorenzo, che se pur bellissimo, non potrà mai essere come stare in un osservatorio nell’altopiano Cileno, nel bel mezzo del nulla, dove credo ci siano più stelle che pezzi di cielo blu, o almeno, io me lo immagino così.

Verde acqua è il colore delle costellazioni, è il colore  della nube che si crea quando le stelle sono talmente fitte che lasciano la scia e sembra che ci siano enormi sciami nel cielo. Lì la paura non esiste, il rimorso neanche, la malinconia nemmeno e l’amore, che tanto abbiamo sofferto, non ci tormenta più. Per questo ho deciso di partire, perché il mio futuro è più importante del mio passato, perché per vivere bene oggi devo sapere che sto cercando la mia strada, che non mi lascio affliggere dalla paura, anzi, a dire la verità sento di averne talmente tanta che la trasformo in adrenalina. E da lì parto.

Il suo fantasma praticamente vive a casa mia, lo so. Ma come ogni fantasma che si rispetti non è reale, spaventa solo per finta.  Vive nei luoghi del mio spirito che nemmeno io ancora conosco, si diverte a sorprendermi nei momenti più impropri e mi prende in giro, compare e scompare. Così, ogni tanto. Ma io ho imparato a non farmi scoprire fragile, cosicché Lui non ci prova più gusto a farmi del male, e mi cerca sempre meno. Mi sto liberando da tutto ciò che è un ricordo di questo enorme tiro mancino che la vita mi ha fatto. Adesso sorrido, perché sono consapevole che:

Non ti voglio più nella mia vita, non ti voglio più nemmeno per scherzo, nemmeno per un ciao, a cui comunque sono obbligata, ma il mio saluto tu sai che non è reale. E’ circostanza. E’ passato un anno e finalmente posso dire di riuscire a combatterti, non ci sarà mai un vincitore in questa partita, abbiamo perso entrambe, ma ora, quando sento una canzone d’amore non penso a te, quando vado dove ci sono i nostri ricordi sorrido con la persona che ho accanto e tu li non ci sei, quando rivedo un film mi ricordo di averlo guardato da sola e non so dire perché o com’è successo,  non mi devo più sforzare di non pensarti. Mi sono resa conto di essere forte perché non ti penso la mattina quando mi sveglio né la sera quando vado a dormire. E se dopo tutto questo penso a quello che ho passato per te, alla voglia di morire per te, beh, cacchio, mi sento piena di coraggio. Lo ammetto, è bello non amarti più, perché adesso sono io e lo sono senza di te. Sono la vera Me. Quindi quello vorrei, adesso, è solo dirti Grazie, grazie per aver scelto di lasciarmi andare, grazie per avermi lasciato vivere la mia vita senza di te.

Verde acqua è uno di quei colori che piacciono a tutti perché è dolce, semplice, e sopratutto sincero. Come sono io adesso. E’ il colore della gonna che ha fatto colpo su Smile, e anche quello delle infradito che mi ha regalato perché le avevo dimenticate a casa.

Sapete, in effetti c’è un’altra domanda che mi sono sempre fatta, che forse mi faceva ancora più paura: riuscirò ad amare ancora? La mia risposta, adesso, è decisamente SI.

Gonna_ verde _acqua _ Giugno 2013

Mattine d’Agosto

Un anno fa, verso le otto di mattina, mi svegliavo nella mia macchina in un parcheggio sulla collina che fa da guardiano alla baia di San Sebastian, in Spagna, nel territorio basco. Avevamo dormito tutta la notte un po’ stretti, io mi ero fatta spazio nei sedili dietro tra valige e scatoloni, Lui davanti si era incastrato tra il volane e il freno a mano. Avevamo attaccato gli asciugamani ai finestrini, incastrati con bacinelle, spugne e stracci per fare spessore e per non far entrare la luce dei lampioni … non ricordo quanto tempo e come abbiamo dormito, ma eravamo stanchi, molto stanchi dal viaggio, non avevamo trovato nessun campeggio o affittacamere o B&B (il giorno dopo saremmo stati in coda per il campeggio ben quatto ore!). Avevamo percorso su e giù la strada di quella collina mille volte per cercare un posto dove fermarci  la notte, non sapevamo com’era la città e noi eravamo distrutti. Lui poi si spazientiva presto e io mi intristivo perché pensavo non fosse felice. Come sempre avevo deciso io l’itinerario del viaggio, e stavolta avevo anche cambiato idea all’ultimo minuto, anziché il Montenegro, la costa atlantica del surf…  due mete molto simili direi! A pensarci ora, anche io, oltre al fatto che ci mettevo una vita a convincerlo, cambiare idea così, non era certo un modo per rilassarlo. Quante cose di me cambierei se potessi tornare indietro. Comunque, non mi sono pentita del cambio di rotta, ho visto posti incredibili durante quel viaggio.

La mattina successiva, al risveglio era il verde. Vedevo il verde della luce che rifletteva gli alberi entrare dalle fessure create dalle pieghe degli asciugamani appesi, sentivo i rumori cauti delle mattine di agosto, dove tanto si muove ma è tutto molto morbido e leggero, come l’acqua verde dei ruscelli di montagna. Ho aperto la portiera della macchina e l’aria fresca che arrivava dall’oceano mi ha invaso i polmoni … Lui era lì, girato di spalle davanti a me che guardava la natura esplodere davanti ai nostri occhi, quello che la sera prima avevamo girato in lungo e in largo al buio, alla fine era un luogo meravigliosamente verde. Senza volerlo ci eravamo fermati in un parcheggio panoramico, a metà tra cima della collina di Donostia e la città, e da lì iniziava una costellazione di piante e fiori e alberi bellissimi, il profumo era di gelsomino e lavanda e quella sensazione, ricordo, ci aveva completamente invaso. Anche Lui, infine, sembrava felice. Lui ha gli occhi color nocciola, dicevo sempre io, ma capitava, a volte e non so il perché, che diventassero verdi. Si, verdi di un verde scuro bellissimo,un colore che non ho mai visto a nessuno. Il panorama quella mattina era mozzafiato, ma l’immagine impressa nei miei ricordi è Lui che si volta verso di me, mi guarda e mi viene incontro sorridendo, mi abbraccia, mi bacia, mi dice “Buongiorno Amore mio”, mi tiene stretta e insieme guardiamo l’oceano per un attimo. I suoi occhi erano verdi, sembravano avere le stelle dentro, brillavano.

I suoi occhi verdi. Il non riuscire a dimenticare. Il mio martirio.

Mattine d'Agosto - San Sebastian 2012

L’anima del sorriso

Questo pezzo lo sto scrivendo da molto tempo, quasi da quando ho aperto il blog, è l’argomento piu’ bello e più difficile, per questo ho deciso che non mi basterà solo un post, ma molti altri, per parlare di Sole.

Sole è decisamente l’elemento più giallo che esiste, e il giallo è buon umore, è spensieratezza e sorriso, è il calore e il colore del lepersoneimportanti, delle uova alla coque che faceva mio padre quando eravamo piccoli, della polenta di mio nonno, dei piccoli fiori che crescevano nei prati attorno a casa mia insieme alle margherite e ai nontiscordardime’, dove io e Giuppe andavamo a giocare, giù in fondo, vicino al fiume… Il giallo mi ricorda i pomeriggi d’estate afosi trascorsi in Sicilia, e il Sole che ti sentivi addosso, la sabbia bollente, le case bianche che riflettevano i raggi e i fiori viola delle buganvillee e il mare blu. La Sicilia è decisamente la terra del Sole. E poi c’è una maglietta che ho avuto in regalo all’età di 6 anni credo, giallissima, tutti mi prendevano in giro perché, stampata su quella maglietta, c’era questa frase:

“fatemi largo (davanti) sono una scheggia (dietro)”

ero magrina, avevo i capelli a caschetto e la frangetta, ero un po’ sfigata in effetti, ma io l’adoravo, “la maglietta della scheggia”, mi faceva sentire bene, ero felice ed avevo l’anima del Sole. Mia madre ancora oggi mi parla di quella maglietta e capisco che piaceva anche a lei, sapeva che era fatta per essere indossata da me: io non volevo fermarmi mai, giravo, entravo, uscivo, giocavo spesso anche da sola, ma ero molto brava, fino alla seconda elementare: “poi non si sa cosa sia successo” dice sempre mamma, ma io lo so, eccome. Lo so perché è stata la prima volta che ho perso il Sole, ma questa è un’altra storia, oggi non voglio parlare di perdite, non voglio perché è un giorno importante, oggi è il giorno in cui il Sole più giallo di tutti è entrato nella nostra vita, 22 anni fa, verso le nove di sera: mio fratello Carlo.

Non ricordo il preciso momento in cui ci hanno detto che era nato, ma ricordo la mamma nella camera dell’ospedale e quell’ ammasso di ciccia nel lettino del nido, mi ricordo che era strano, ma eravamo già tutti innamorati di lui.

Abbiamo festeggiato poi il suo compleanno per molti anni in vacanza, sempre in Sicilia e ogni estate organizzavamo una festa, la sera, con una torta enorme e piena di panna e tante persone che venivano a festeggiarlo.

Anche uno dei primi regali che ho fatto a Carletto era una maglietta gialla. Era completamente gialla con uno smile 🙂 stampato al centro, non ricordo dov’ ero quando l’ho trovata, forse in Francia, a Vichy o forse a Barcellona in una delle mie prime gite con la scuola, ma ricordo che era esposta in una bancarella, una di quelle bancarelle ambulanti che trovi in pieno centro città, era sua e l’ho capito subito. Dovete sapere che Carletto crescendo non si è smentito dalla prima impressione che ci ha fatto quando è nato. E’ sempre stato prima di tutto un bambino splendente, e crescendo anche abbastanza ciccione, quindi mi ricordo che quella maglietta mi piaceva perché lo faceva sembrare una melagiallatondiccia… Sorriso allo stato puro.

Proprio oggi ho ricordato, così un po’ per caso, a quando Carletto era piccolo piccolo e dormiva in camera dei miei genitori e noi – soliti io Vale e Giuppe – andavamo nel lettone la Domenica mattina, di soppiatto, guidati da Vale che per iniziare svegliava me, poi andavamo a svegliare Giuppe, e poi mi faceva andare in avanscoperta, nel senso che toccava a me sfidare per prima l’entrata di camera dei miei genitori, così, se ci vedevano prima di entrare nel letto, Vale e Giuppe scappavano e io rimanevo lì come un cucu’… comunque, non ricordo bene se lo mettevamo noi nel lettone o era già lì, ma Carletto dormiva in orizzontale sui cuscini di mamma e papà, quella pallozza di ciccia, era buffissimo, divertentissimo e dolcissimo, con due occhi blu che ti facevano sorridere solo a guardarli. Un vero e proprio Sole, a tutti gli effetti. Se mi fermo a pensare a lui, a quello che inconsapevolmente ha significato per noi, a tutto ciò che ci ha regalato, mi cambia la giornata, divento gialla in un secondo, e sorrido. Carletto è il Sole giallo che ha illuminato i giorni della nostra famiglia quando tutto era un po’ brutto, quando il nonno era malato, quando era troppo piccolo per ricordare ma era una meraviglia di bambino, era sempre felice, penso che sia stato mandato da noi proprio per cambiarci la vita, per farci la promessa che tutto sarebbe andato bene con lui, che era lui il motivo per resistere e stare insieme… e così è stato. Forte di questo è il fatto che a tutti gli effetti è stato un caso il suo arrivo, si, un caso, una di quelle cose, sapete, non programmate, i miei genitori non avevano deciso di avere un quarto figlio, ma lui è arrivato lo stesso, per noi. Ricordo che una mattina la mamma è arrivata nel nostro letto per svegliarci (io e Vale dormivamo insieme, ma anche questa è un’altra storia) e a farci le coccole, poi ci ha guardato con un super sorriso più giallo di tutti i sorrisi di tutto il mondo e ci ha detto che arrivava per noi un altro fratellino… da li in poi la sua scia gialla ci ha aiutato nel corso degli anni a non dividerci, a scontrarci, ma sempre sapendo di essere fratelli, perché avevamo lui da curare, da difendere o semplicemente da educare come volevamo noi, per farlo crescere diverso da noi. Credo sia andata così. Io la penso così. Giallo luce, come un abbaglio.. Carletto ha senz’altro l’anima pitturata di giallo, il più giallo dei gialli che posso immaginare, quelli che danno felicità. Compie 22 anni è vero, sembra che sto parlando di un bambino, invece ora è un omome, sempre bellissimo, ma ormai è diventato grande, talmente grande che ancora non me ne rendo conto. Addirittura il giorno della sua cresima io e Vale siamo arrivate insieme in chiesa e ci siamo sedute in una delle file laterali ma abbastanza vicine all’altare e dopo qualche minuto ci siamo accorte che entrambe stavamo piangendo tantissimo. Avevamo capito che stava crescendo. Il nostro Sole diventava sempre più alto e sempre meno piccolo. Credo che abbiamo pianto per tutta la cerimonia.

Carletto è il riassunto e la traduzione di noi tre, una traduzione però un po’ originale direi, e anche se non posso sapere come sarà il suo futuro, so per certo che sarà una di quelle persone che è bello avere accanto nella vita, come amico, come fratello, come compagno o padre, perché è capace di far sorridere, è capace di far stare bene ed ha l’animadelsorriso. Alla fine abbiamo vinto Vale e Giuppe, siamo riusciti a farlo diventare una persona migliore di noi, e io ne sono pienamente soddisfatta.

Il Sole di cui parlo sempre è come Carletto: una promessa di sorrisi e felicità. E’ qualcosa di tondiccio e morbidoso che ti fa star bene. Semplicemente quello che vogliamo tutti per il nostro futuro. Sole era la promessa che doveva attraversare la mia apnea per trasformarla in ossigeno puro, ed anche se così non è stato, io non mi do per vinta perché arriverà. Mia figlia, comunque vada, si chiamerà Sole.

Intanto oggi mi godo questo 22 Luglio, festeggiando con la mia famiglia il compleanno del nostro Sole.

Tanti auguri amore mio 🙂L'anima del sorriso - mio Fratello Carletto 22_07_2013

Follia, Confusione e Rispetto

Ho compiuto da poco 29 anni e sapete una cosa? Non so ancora quale sia il mio colore preferito. Bizzarro no? Io che ho deciso di scrivere un blog sui colori… Tutti ne hanno uno, io no, non so scegliere, non ho mai saputo farlo. Volevo dipingere questo post con il mio colore preferito, quando mi sono accorta di non averlo mai avuto. Quando ero piccola piccola credo mi piacesse molto l’Azzurro, poi crescendo il Viola, in adolescenza, e negli ultimi tempi il Fucsia… oooh il Fuscia mi fa impazzire e il Giallo, beh, il Giallo è il colore del Sole, quindi per me è… intoccabile. Corallo e’ il colore che meglio mi dona, dicono le mie amiche, ma il Bianco… forse è il Bianco perché da sempre è il colore che scelgo quando voglio qualcosa di speciale per sentirmi un po’ più carina, come un bracciale, un vestito lungo o un paio di orecchini. E’ da troppo tempo che non trovo nulla di bianco per mia vita.

E allora non mi resta che parlare del vero colore che mi rappresenta in questo momento, quello che da un po’ cerco di nascondere, quello di cui non volevo parlare. Da tempo mi frulla in testa. Lo devo librare, devo farlo uscire dai miei pensieri perché non mi piace proprio.. e poi mi blocca. Il grigio. Ciò che rappresenta il grigio non è semplicemente tristezza, è proprio solitudine o ancora di più… depressione. Quando vogliamo dire che qualcuno o qualcosa è un po’ “spento” non diciamo forse che è grigio? E allora pariamone di questo grigio, voglio levarmelo di dosso, ma se non volete sentirvi un’ animainpena come me (e come dice mia madre), vi avviso, non leggete questo post, non vi farà bene, o forse vi aiuterà, come ha fatto con me.

FOLLIA, CONFUSIONE E RISPETTO

Decisamente grigia, la follia, perché in se ha talmente tanti colori, che porta il folle stesso a non vederli tutti, egli li vede confusi, e la confusione non può essere che grigia, un insieme indefinito di elementi e sentimenti, persone, oggetti e comportamenti. È come la nuvola di polvere di TAZ, il cartone del diavoletto della Tasmania che vedevo con i miei fratelli quando ero piccola, era grigia. Il folle confuso non riesce a fermarsi e fare ordine, non ha rispetto per se stesso. Ecco perché follia, confusione e rispetto.

E io mi ci sento dentro in pieno.

FOLLIA

Il monito della mia vita è sempre stato “non fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te”, e per chi mi conosce è strano, ma io questo insegnamento l’ho sempre seguito. Me lo ha insegnato mia madre, lei mi ha cresciuto insegnandomi che prima di me ci sono gli altri. Mia madre ovviamente è una di quelle donne che non ha mai pensato per se stessa, ma solo alla famiglia, ai figli, al marito, alla casa e al maxitelevisore del cazzo, come direbbe Mark Renton, e a tutte quelle cose della vita che universalmente chiamiamo “importanti”. Non che abbia sbagliato, io credo abbia sempre avuto un gran paio di coglioni mia madre, ma io non sono come lei. Sono cresciuta lottando con i miei fratelli, per essere lasciata in pace o per essere ascoltata, non importa. Non ascoltavo gli insegnamenti di mia madre, li ignoravo, mi giravo dall’ altra parte e me ne andavo. Prendevo schiaffi da mio padre, non mi arrendevo, questo è certo. Non lo facevo per essere “la ribelle” ma semplicemente perché non condividevo una sola parola di ciò che mi accusavano di fare e soprattutto, non ne capivo mai le motivazioni. Ricordo che chiedevo sempre perché lo stessero facendo, per quale motivo mi stessero sgridando. Ricordo che avevo bisogno di sentire la motivazione, io non la capivo, mi dicevano solo “perché si” o “perché no”. E quindi ecco, credo che la mia follia, quell’ essere sempre un po’ “sbandata”, come dice il Bomber (uno dei miei due fantastici coinquilini) sia nata in quei frangenti. Al suono di quelle due risposte mi caricavo di pazzia e non rimaneva altro da fare se non frullarmi il cervello per capire da che diamine di prospettiva vedessero le cose. Beh, in tutta onestà devo dire che non l’ ho ancora capita. Sempre mia madre, a questo punto, mi direbbe “lo capirai quando avrai un figlio”…

CONFUSIONE

…già Mamy, un figlio… e il mio umore, che un attimo prima era color grigio canna di fucile, pieno, disperato, si tinge di grigio nuvolacheancoranonbuttaacqua, pronta ad esplodere. Quello che ancora non riesco a inquadrare del mio mondo: sono una pazza o sono una brava ragazza lavoratrice con la testa sulle spalle? Entrambe? Il mio destino è quello di vedere il mondo o di rimare qui, ad aspettare nel grigiume di questo paese, dove piove sempre, e tutto, dico tutto è fatto di grigio, anche i gradini delle rive che danno sul lago, tutti i campanili delle chiese, le case, i monumenti, il lago stesso? Sento il cervello che mi assilla con pensieri contrastanti, distratti, alle volte banali e molto spesso fin troppo complicati per una persona che invece adesso dovrebbe solo cercare tranquillità. Più la cerco più mi trovo incasinata.

Quando abitavo nella casa dei colori e tornavo dal lavoro, percorrevo sempre la strada del lago e spesso mi capitava che il grigiume lacustre mi facesse compagnia, mi piaceva, ricordo che non vedevo l’ora di arrivare a quel guard rail metallizzato e sporco che divideva la strada principale da quella di casa mia, si vedeva dritto il tramonto da lì… la deviazione tra le due formava una V molto stretta, è un’uscita un po’ pericolosa in effetti, soprattutto perché il mio stile di guida non è tra i più prudenti. Comunque, imboccavo velocissimo la stradina che si apriva e Lui, ogni volta che era in macchina con me, mi rompeva le scatole da morire perché ero troppo spericolata. Quel guard rail era la mia strada verso casa, sorridevo quando lo vedevo, ero arrivata.

Dopo che Lui è uscito dalla mia vita sono stata comunque lì per un po’, e rifacevo sempre la stessa strada, stavo male è vero, ma potevo ancora entrare e rifugiarmi lì, a casa mia. Fuori il grigio, dentro i colori. Nonostante tutto i nostri colori bizzarri e mischiati mi facevano ancora compagnia.

Casa Lungo Lago - La casa dei colori - 2012

Poi me ne sono andata per tornarci solo ogni tanto, passavo per caso o per ritirare la posta. Non stavo malissimo, la guardavo solo con leggera malinconia… ricordavo. Che confusione vera quella casa! Il barbecue che avevamo rubato da casa dei sui genitori è rimasto in giardino circa due anni e non lo abbiamo mai usato, ha preso pioggia, vento , neve, Sole… i fiori che piantava mio padre erano bellissimi i primi due giorni poi io li dimenticavo… e quando si varcava la soglia della piccola veranda si entrava in un universo parallelo… dalla riproduzione del “Bacio” di Klimt al frigorifero blu stile pubblicità della Coca Cola anni ’50, dal divano zebrato alla cucina color panna e legno nocciola, dalla televisione LED di ultima generazione alle varie tartarughe e pinguini di legno, carta o metallo comprati qua e là… le pareti giallo limone e il tavolo pieghevole. E ancora iI forno con i contorni rossi e il tavolino bianco. Il vaso alto con i sassolini viola e bianchi e fucsia, il barattolo dei biscotti stile Mulino Bianco e il quadro rosso e blu del Silenzio, il lucernario e il tagliere con un disegno futuristico coloratissimo che mi ha regalato la nonna. La tovaglia a quadri rossa e quella viola. Il segno del ferro da stiro sul parquet e il tappeto di legno arancione in cucina. Amavo tutto di quella casa, ogni singolo centimetro.

Ora, quando arrivo davanti a quel guard rail mi blocco, non riesco nemmeno a guardarlo, come se ci fosse scritto DO NOT PASS, confine non superabile. Io c’ero quando la casa è tornata vuota, senza più nemmeno una briciola di noi, quando è tornata solo grigia.

Casa Lungo Lago - DO NOT PASS - 2012

RISPETTO

Lui non è importante. Lui è un pezzo importante della mia vita, e per questo non lo tratterò mai come lui sta facendo con me, come se fossi al livello di tutti gli altri. Mi dispiace ma non lo farò. E non so come faccia Lui a farlo, ma ancora, questo non deve essere più un mio problema. Sto cercando. Sto lottando. Mi sto battendo per uscire da questo stato di passaggio, che di passaggio ha poco visto che dura imperterrito oramai da tempo. Dopo l’apnea, la terapia, l’allegria, l’atterraggio e il ritorno alla realtà mi sono fiondata ancora giù. Ci sono stati anche giorni in cui mi sentivo al massimo della felicità e non mi sembrava vero. Ennesima catapulta nel mondo infernale dell’insicurezza, della solitudine, della mancanza di qualsiasi cosa possa farmi del bene. Sto cercando di tirare fuori il meglio di me, di tirare fuori tutti gli aspetti positivi della mia vita e di caricarmi al massimo per vedere un futuro migliore per me, migliore di questa scrivania disordinata e di questo pc imbecille. Ogni tanto non so che fare. Mi ritrovo ferma ad osservare il mondo che mi gira intorno, mi sento incastrata ma consapevole che non lo sono, che è tutto nella mia testa. Le persone importanti sembrano sparite, ma so che sono io ad averle allontanate, consapevolmente, sono io che adesso non mi accontento più di mezze verità, sono io che ho deciso di non stare con chi mi fa del male, con chi continua imperterrito a far del male alla mia vita pensando che io non me ne accorga.

Questo è ciò che mi farà rinascere. Non voler essere mai come loro, come Lui. Una persona senza rispetto.

E per non sentire quella sensazione color grigio lamadipugnale, terrificante, di aver perso tutta la mia vita, che mi fulmina un giorno si e l’altro pure devo guardarmi dentro, indietro e avanti. E ritrovare i colori della mia vita. Nella mia folle indole, nel ricordo della mia casa incasinata, nel riscoprire il rispetto per me stessa. I colori sono lì. Non so quale sia il mio colore preferito, è vero, ma decisamente il grigio non m’appartiene, mi ha preso per un po’ e forse ancora lo farà ma no, grazie, non sei nel mio arcobaleno, non mi rappresenti.

Ritorno al lamiaviacolorata, grazie per il passaggio.

Non essere Mai la seconda scelta di nessuno - Lago di Como estate 2013 - Follia Confusione e Rispetto