L’anima del sorriso

Questo pezzo lo sto scrivendo da molto tempo, quasi da quando ho aperto il blog, è l’argomento piu’ bello e più difficile, per questo ho deciso che non mi basterà solo un post, ma molti altri, per parlare di Sole.

Sole è decisamente l’elemento più giallo che esiste, e il giallo è buon umore, è spensieratezza e sorriso, è il calore e il colore del lepersoneimportanti, delle uova alla coque che faceva mio padre quando eravamo piccoli, della polenta di mio nonno, dei piccoli fiori che crescevano nei prati attorno a casa mia insieme alle margherite e ai nontiscordardime’, dove io e Giuppe andavamo a giocare, giù in fondo, vicino al fiume… Il giallo mi ricorda i pomeriggi d’estate afosi trascorsi in Sicilia, e il Sole che ti sentivi addosso, la sabbia bollente, le case bianche che riflettevano i raggi e i fiori viola delle buganvillee e il mare blu. La Sicilia è decisamente la terra del Sole. E poi c’è una maglietta che ho avuto in regalo all’età di 6 anni credo, giallissima, tutti mi prendevano in giro perché, stampata su quella maglietta, c’era questa frase:

“fatemi largo (davanti) sono una scheggia (dietro)”

ero magrina, avevo i capelli a caschetto e la frangetta, ero un po’ sfigata in effetti, ma io l’adoravo, “la maglietta della scheggia”, mi faceva sentire bene, ero felice ed avevo l’anima del Sole. Mia madre ancora oggi mi parla di quella maglietta e capisco che piaceva anche a lei, sapeva che era fatta per essere indossata da me: io non volevo fermarmi mai, giravo, entravo, uscivo, giocavo spesso anche da sola, ma ero molto brava, fino alla seconda elementare: “poi non si sa cosa sia successo” dice sempre mamma, ma io lo so, eccome. Lo so perché è stata la prima volta che ho perso il Sole, ma questa è un’altra storia, oggi non voglio parlare di perdite, non voglio perché è un giorno importante, oggi è il giorno in cui il Sole più giallo di tutti è entrato nella nostra vita, 22 anni fa, verso le nove di sera: mio fratello Carlo.

Non ricordo il preciso momento in cui ci hanno detto che era nato, ma ricordo la mamma nella camera dell’ospedale e quell’ ammasso di ciccia nel lettino del nido, mi ricordo che era strano, ma eravamo già tutti innamorati di lui.

Abbiamo festeggiato poi il suo compleanno per molti anni in vacanza, sempre in Sicilia e ogni estate organizzavamo una festa, la sera, con una torta enorme e piena di panna e tante persone che venivano a festeggiarlo.

Anche uno dei primi regali che ho fatto a Carletto era una maglietta gialla. Era completamente gialla con uno smile 🙂 stampato al centro, non ricordo dov’ ero quando l’ho trovata, forse in Francia, a Vichy o forse a Barcellona in una delle mie prime gite con la scuola, ma ricordo che era esposta in una bancarella, una di quelle bancarelle ambulanti che trovi in pieno centro città, era sua e l’ho capito subito. Dovete sapere che Carletto crescendo non si è smentito dalla prima impressione che ci ha fatto quando è nato. E’ sempre stato prima di tutto un bambino splendente, e crescendo anche abbastanza ciccione, quindi mi ricordo che quella maglietta mi piaceva perché lo faceva sembrare una melagiallatondiccia… Sorriso allo stato puro.

Proprio oggi ho ricordato, così un po’ per caso, a quando Carletto era piccolo piccolo e dormiva in camera dei miei genitori e noi – soliti io Vale e Giuppe – andavamo nel lettone la Domenica mattina, di soppiatto, guidati da Vale che per iniziare svegliava me, poi andavamo a svegliare Giuppe, e poi mi faceva andare in avanscoperta, nel senso che toccava a me sfidare per prima l’entrata di camera dei miei genitori, così, se ci vedevano prima di entrare nel letto, Vale e Giuppe scappavano e io rimanevo lì come un cucu’… comunque, non ricordo bene se lo mettevamo noi nel lettone o era già lì, ma Carletto dormiva in orizzontale sui cuscini di mamma e papà, quella pallozza di ciccia, era buffissimo, divertentissimo e dolcissimo, con due occhi blu che ti facevano sorridere solo a guardarli. Un vero e proprio Sole, a tutti gli effetti. Se mi fermo a pensare a lui, a quello che inconsapevolmente ha significato per noi, a tutto ciò che ci ha regalato, mi cambia la giornata, divento gialla in un secondo, e sorrido. Carletto è il Sole giallo che ha illuminato i giorni della nostra famiglia quando tutto era un po’ brutto, quando il nonno era malato, quando era troppo piccolo per ricordare ma era una meraviglia di bambino, era sempre felice, penso che sia stato mandato da noi proprio per cambiarci la vita, per farci la promessa che tutto sarebbe andato bene con lui, che era lui il motivo per resistere e stare insieme… e così è stato. Forte di questo è il fatto che a tutti gli effetti è stato un caso il suo arrivo, si, un caso, una di quelle cose, sapete, non programmate, i miei genitori non avevano deciso di avere un quarto figlio, ma lui è arrivato lo stesso, per noi. Ricordo che una mattina la mamma è arrivata nel nostro letto per svegliarci (io e Vale dormivamo insieme, ma anche questa è un’altra storia) e a farci le coccole, poi ci ha guardato con un super sorriso più giallo di tutti i sorrisi di tutto il mondo e ci ha detto che arrivava per noi un altro fratellino… da li in poi la sua scia gialla ci ha aiutato nel corso degli anni a non dividerci, a scontrarci, ma sempre sapendo di essere fratelli, perché avevamo lui da curare, da difendere o semplicemente da educare come volevamo noi, per farlo crescere diverso da noi. Credo sia andata così. Io la penso così. Giallo luce, come un abbaglio.. Carletto ha senz’altro l’anima pitturata di giallo, il più giallo dei gialli che posso immaginare, quelli che danno felicità. Compie 22 anni è vero, sembra che sto parlando di un bambino, invece ora è un omome, sempre bellissimo, ma ormai è diventato grande, talmente grande che ancora non me ne rendo conto. Addirittura il giorno della sua cresima io e Vale siamo arrivate insieme in chiesa e ci siamo sedute in una delle file laterali ma abbastanza vicine all’altare e dopo qualche minuto ci siamo accorte che entrambe stavamo piangendo tantissimo. Avevamo capito che stava crescendo. Il nostro Sole diventava sempre più alto e sempre meno piccolo. Credo che abbiamo pianto per tutta la cerimonia.

Carletto è il riassunto e la traduzione di noi tre, una traduzione però un po’ originale direi, e anche se non posso sapere come sarà il suo futuro, so per certo che sarà una di quelle persone che è bello avere accanto nella vita, come amico, come fratello, come compagno o padre, perché è capace di far sorridere, è capace di far stare bene ed ha l’animadelsorriso. Alla fine abbiamo vinto Vale e Giuppe, siamo riusciti a farlo diventare una persona migliore di noi, e io ne sono pienamente soddisfatta.

Il Sole di cui parlo sempre è come Carletto: una promessa di sorrisi e felicità. E’ qualcosa di tondiccio e morbidoso che ti fa star bene. Semplicemente quello che vogliamo tutti per il nostro futuro. Sole era la promessa che doveva attraversare la mia apnea per trasformarla in ossigeno puro, ed anche se così non è stato, io non mi do per vinta perché arriverà. Mia figlia, comunque vada, si chiamerà Sole.

Intanto oggi mi godo questo 22 Luglio, festeggiando con la mia famiglia il compleanno del nostro Sole.

Tanti auguri amore mio 🙂L'anima del sorriso - mio Fratello Carletto 22_07_2013

Atterrare

Torniamo a bomba. Nel senso che dopo gli ultimi pezzi pieni di sentimenti mielosi forse è il caso di rimettersi un po’ con i piedi per terra. E poi a me il miele non è mai piaciuto, ho bisogno di sentire un po’ di amaro tra i denti dopo tanti dolci. Quindi atterrare, se così si può dire, anche se l’impatto non è dei più piacevoli, su un terreno inesplorato, con consapevolezza che per non farsi male dentro bisogna cercare di rialzarsi e anche quando tutto va storto. Che vada tutto storto poi non è nemmeno vero perché nella maggioranza dei casi siamo noi ad aver calcolato male l’atterraggio, ad esserci coordinati male nei movimenti, a non aver visto, all’ultimo, quella buca che ci ha fatto rotolare rovinosamente al suolo. Dovevamo immaginare che poteva esserci, mica è un tappeto di nuvole, la terra. Quindi siamo stati noi a volerlo, noi a cercarlo … e questo cos’è se non sintomo di voler volare ancora, riprendere il volo, per sparire? Non accettarsi così come si è e non riuscire a cambiare per essere migliori, perché in fondo ci sguazziamo allegramente nei nostri difetti, pure parecchio. I difetti. I difetti sono… che colore secondo voi? Cambiano forse in funzione della persona? Le persone nere hanno forse sfumature difettose color grigio topo o grigio antracite? Non saprei. So solo che i miei difetti sono marroni. Marroni come la terra sulla quale atterro dopo aver spiccato il volo. Si, perché è lì che sento addosso tutto il peso dei miei malanni. sento come se mi stessi sporcando volontariamente, come se mi stessi riempiendo di fango. Emergono tutti i miei difetti, nel fango.

Di difetti ne ho molti, come tutti. C’è chi è bravo, molto bravo a celarli, e chi invece, come me, ancora non li sa controllare del tutto, forse perchè sono talmente tanti, e tutti pericolosamente intrecciati tra loro che faccio fatica a slegare tutta la matassa e alle volte, anzi, non ne trovo nemmeno le cime. Ci sono però un paio di difetti che mi riconosco, mi porto sempre addosso e credo che non riuscirò mai, per quanto mi sforzi, a disfarmene. Prima di tutto sono incostante, dannatamente incostante con me stessa. Mi pongo un obbiettivo, solitamente troppo oneroso e faticoso e fallisco, il che nella maggior parte dei casi dovrebbe farmi desistere dal ripetere l’operazione… l’atterraggio è stato duro e cambiostrategiaperlaprossimavolta, dovrei dire, ma invece no, continuo, se il volo mi è piaciuto non bado atterraggio. Rimango in ginocchio, con il palmo di una mano sul terreno, l’altro sulla schiena e la faccia rivolta al suolo. Vedo il marrone della terra. Sento solo dolore. Tutto il peso del paracadute sopra le mie spalle che mi avvolge, mi nasconde, ma nessuno mi vede, sono al sicuro. Dannatamente incoerente. Mi ripeto che no, non lo sono, io penso a quello che faccio e non faccio nulla che penso non sia corretto! Falso. Nella maggior parte dei casi capita proprio il contrario, tutto ciò che non mi sembra giusto lo propongo a me stessa. Come sfida, come controtendenza, come… boh… che ne so come. Riprendo il volo per provare ad atterrare meglio perchè stavolta voglio cadere in piedi. Non so se ci riuscirò, dico, a non farmi più male come prima, l’esperienza mi ha insegnato più ad incassare colpi che a gioire per un atterraggio ben fatto. Dannatamente due personalità vivono in me, due individui nello stesso corpo. L’istinto e la ragione, anche qui, come molti. Ma in mè questi due personaggi non convivono, non vanno d’accordo, non hanno punti in comune e litigano, pure di brutto. Non si manifestano insieme. Il confine tra di loro è ben marcato e si capisce quando la follia vince, lei, ogni tanto spaventa anche mè. E’ così diversa … avere due personalità significa avere il doppio dei difetti, il doppio delle paure, il doppio di spazzatura nell’anima e fare il doppio della fatica per liberarsene e riprovare.

In ogni caso è’ tutta colpa del volo. Dipende da quello. Potrebbe essere un volo dolce, con un sole pallido all’orizzonte e quell’atmosfera surreale che ti fa fare il sorrisoamezzabocca (io amo il sorrisoamezzabocca, tipo quello che si fa quando arriva un messaggio inaspettato da una persona aspettata) … in questo caso l’atterraggio è una profonda pressione sul terreno, lasciarsi andare con le gambe, e giù. Delusa da morire da quel planare così breve, la sabbia marroncina dei miei difetti si sta infilando dappertutto, come quando ti ritrovi la sabbia dell’anno prima perfino nel beauty case, che quello mica lo avevi portato al mare. Si insinua tra le venature dell’anima di legno, quello marrone invecchiato, la tristezza, non l’avevi chiamata, ma arriva.

Il marrone delle venature dei mobili vecchi stanno a me come le Madeleine stanno a Marcel, nel senso di Proust. Il colore, l’odore, la rugosità del legno dei mobili della camera dei miei nonni, e più tardi, di quelli che lo stesso nonno Carletto aveva in soffitta… mi ricordo che quando ero triste fuggivo lassù, ad assaporare l’odore di segatura, a frugare nei cassetti per trovare non so nemmeno io che, ma ogni volta portavo via qualcosa, solitamente una vecchia chiave che nei miei pensieri contorti avrebbe dovuto aprire un cassetto pieno di mille cose belle. Restavo li ore, decollavo e volavo nel cielo della serenità pensando che nulla era cambiato, che mio nonno era ancora lì a lavorare. Poi arrivava sempre, lei, instancabile e decisa a non farmi mai mancare nulla. La tristezza con la T maiuscola. Il marrone scuro della tristezza arriva dopo un atterraggio che mi riporta alla realtà, a guardami intorno e a capire che quel volo è già finito ed io sono di nuovo sola. Marrone non è il colore dei ricordi, ma ne è l’effetto. L’effetto che i ricordi hanno sulla mia mente, una volta toccata terra. Mi riguardo intorno e vedo che non sto più volando, e le stesse cose che dall’alto sembravano muoversi e avere vita, ora sono ferme, immobili, lì dove le ho lasciate, anni fa.

Il marrone solitamente non è un bel colore, ma è uno dei colori principali della natura, se ci pensate bene. Naturale e onnipresente. La tristezza è decisamente marrone.

Dopo tutti questi mesi passati in balia degli eventi, di me stessa, di grandi aspettative, di ancor più gigantesche delusioni, sono atterrata qui, in questa nuova casa, in questo nuovo mondo, dove tutto sommato devo dire, mi ci trovo bene, ma lei, Miss Tristezza, si nasconde dietro le nuvole, mi aspetta, aspetta a braccia aperte che ogni dannatissima volta io vada da lei. E io ci casco sempre. Mi sono sempre disperata per questo, io non voglio essere triste. Ora però, non so perchè, non so come, la signorina ha iniziato a farmi compagnia. Sarà perchè ormai non so più come si faccia ad atterrare bene, sarà che ho imparato ad uscire vestita di marrone la mattina, sarà che l’essere da sola mi fa sentire così…ma da qualche giorno mi porto nello zaino chili e chili di tristezza che mi fanno compagnia. Voglio imparare ad abituarmici, voglio riprovare a spiccare il volo da qui, con questo zaino.

…Ma c’è anche un tipo di volo più impegnativo, quello che ti succhia l’energie perchè devi essere super concentrato, super attento a non farti beccare, a non prendere i vuoti d’aria. Ho fatto un volo del genere per un po’ di tempo … (un po’ tanto e forse anche troppo) e proprio l’altro giorno sono atterrata, finalmente. Quello si, è stato un volo difficile. Era pieno d’amore, di sofferenza, di belle speranze e d’amore. Ah, l’ho già detto amore? Si? Beh era quello lo scopo del volo. E più l’obbiettivo è nobile, più è adrua la strada per raggiungerlo, e mio dio, lo è stata sul serio. Giorni, mesi, anni. Dieci, cento, mille, un milione. L’impegno per affrontare questo volo io ce l’ho messo, ma non è bastato, nemmeno stavolta, sono atterrata secca al suolo. Mi sono frantumata sul serio le ossadecuore, stavolta.

Non voglio più atterrare così, mi sto distruggendo,

non voglio più volare così, mi manca il fiato,

non voglio più amare così, mi mancherai troppo.

Forse è meglio stare a terra per un po’, camminare a piedi scalzi sull’erba o buttarsi in acqua, nuotare, correre, ma alzare gli occhi no, non guardarlo, il cielo, non desiderare l’aria, le ossa non sono ancora guarite, e poi, per il prossimo volo non ci sarà margine d’errore, l’atterraggio deve essere perfetto.

Avevo volato, per te, così in alto, che il marrone dei miei difetti era sparito, vedevo tutto blu, da lassù.

il Volo degli aerei a Barcellona - AtterrareBuonanotte

Attendere di cambiare

Da “C’è un momento per tutto”

…Cambiare la propria vita. E quando la vita cambia tu cambiirrimediabilmente dietro di essa. Non fai più le stesse cose di prima, non guardi le persone allo stesso modo e sopratutto non ti senti più la stessa persona che eri. Spesso questa cosa sconvolge, buca la sicurezza di una vita facile seppur non felice, oppure si infila tra le vene di chi invece il cambiamento lo ha cercato, eccome, e di questo ne gode. In realtà il cambiamento e’ l’unica componente della vita che ci fa scoprire veramente chi siamo, come ci poniamo nei confronti del mondo e solitamente questi sono i momenti che nella vita ci ricorderemo di più. E’ vero, non tutta la vita è fatta di cambiamenti, e la maggior parte di essa la viviamo in stallo, in equilibrio su un filo che prima o poi sappiamo che si romperà o cambierà direzione perchè tirato dall’altro capo da qualcuno o qualcosa che ancora non conosciamo, mettendoci così alla prova. Per cambiare. Aspettiamo sempre lì, sul filo, camminando pian piano, cercando di non correre troppo perchè in fondo quella situazione ci piace: l’attesa di attendere che succeda qualcosa.Come chi guarda il tramonto e aspetta sempre che il sole sparisca all’orizzonte, altrimenti non può dire di averlo visto veramente tutto..

Fuga

Scappare, fuggire, sparire, andare lontano, talmente lontano da non riuscire più a tornare.

Succederà. Ho già pensato a tutto. Un giorno uscirò di casa e non tornerò per un tempo indefinito.  Gli increduli lo capiranno bene perché avrò solo uno zaino (incredibile già di per sé) indosserò un paio di jeans comodi e una maglietta bianca, scarpe da ginnastica, felpa con cappuccio, occhiali e cappello. Nello zaino metterò :

  • 2 paia di mutande
  • 1  reggiseno
  • 1 maglietta di ricambio
  • 1 kway
  • 1 salvietta
  • Sapone
  •  Il Mac
  • La macchina fotografica
  • L’hard disk
  • L’iphone spento (solo per chiamare la mia mamma quando mi manca e anche se può sembrare strano non sarà così frequente)
  • Cavetti vari per caricare il tutto
  • Fazzoletti di carta
  • Tutti i soldi che ho
  • Il Passaporto

Stop.

La fuga è una sensazione viola, un colore sia scuro che chiaro, usato ai funerali ed ai compleanni, che mi rende felice e triste allo stesso tempo. Che mi rappresenta, me lo sento addosso, era il mio colore preferito da adolescente, volevo tutto Viola. Per intenderci è il viola dei ciclamini, come quello che Maestrapiù ci aveva detto di comprare e “gestire”, per imparare ad avere cura delle cose, delle persone credo. Il mio era morto dopo due settimane. Qualcosa dovrà pur significare. Viola era anche il colore di una bellissima borsa che avevo comprato con i primi soldi guadagnati, a 15 anni più o meno, fatta di jeans e colorata di viola, un viola invecchiato,  l’adoravo, me la portavo sempre dietro, mi piaceva perchè era una dimostrazione della mia indipendenza. L’ho ritrovata qualche giorno fa, tra i cassetti del trasloco. Stavo già scrivendo questo pezzo e ho pensato che fosse un segno del destino, non la vedevo da anni. La fuga è viola, come me.

Ma io non voglio fare come Christopher McCandless che ha bruciato tutti i soldi e l’identità,  lui era un capo (come direbbe il C.O… un mio fantastico amico). Christopher McCandless era un predestinato, un caso più unico che raro sulla terra.. aveva il destino segnato dagli dei e secchi di coraggio da buttare al mondo da tanto che gli avanzava. Io non mi sento così onnipotente, vorrei  solo poche cose da gestire e riuscire a raggiungere la destinazione. Ovunque sia.

Questo farò. E lo farò su serio. La mia voglia e passione per quest’idea è talmente reale, importante e constante negli anni che sarei solo una stupida a non soddisfarla ora che posso.

La vita che voglio è colorata di un bel viola carico di potere, d’azione, di libertà, di cambiamento. Il mio idolo,come avrete intuito, Christopher McCandless, a proposito del cambiamento ha detto una delle frasi più vere e forti che si possano sentire:

C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo

Questo lo capisco perché continuo costantemente ad essere  attratta da tutto ciò che cambia, che mi porta via, che mi fa andare fuori dagli schemi, che non è mai uguale. E vale per tutto: idee, cose, persone, animali.  La fuga, intesa come fuga da una vita che non ci piace, da persone che non ci amano, da continui stati d’animo negativi, dai problemi quotidiani che ci portano sempre più in apnea.. non riconosciamo nemmeno lepersoneimportanti in apnea, ma in fuga si, eccome. In fuga si pensa al lapersoneimportanti subito, d’istinto , e sono assolutamente quelle giuste, senza ombra di dubbio, le riconosci. Sono le stesse alle quali penserai prima di morire. Fuggire è un po’ come morire per rinascere, è andare a cercare la felicità altrove perché lì mica l’abbiamo trovata. Nessuno scappa dalla felicità. Se fuggiamo è perché la stiamo cercando. E allora scappo e me ne vanto. Tante persone pensano e mi dicono che si dovrebbe imparare a vivere bene dove si è, a trovare il senso giusto e stabile delle cose per essere sereni e vivere con il cuore. E’ una visione molto gialla tipo giallo candido, non giallo Sole, non di certo viola. E’ un bel colore e comunque trasmette benessere,  lo accetto. Ma non fa per me.

A questo punto voi vi chiederete perché mai non l’ho fatto prima… Essenzialmente per due motivi, ovviamente strettamente collegati, ma distinti.

PRIMO MOTIVO: QUANDO LO FARÒ SO CHE NON TORNERÒ PIÙ INDIETRO.

Penso spesso che il posto dove vivo sia il mio posto, quello giusto, che la mia vita è qui e che per quanto io possa viaggiare e vedere il mondo ritornerò sempre nel paese dove sono cresciuta. Ma lo penso e basta, non lo sento. Cosa sento? Sento che se esco con la maglietta bianca da ricolorare e il telefono spento da non usare,  non ce ne sarà più per nessuno. Non tornerò.  La paura di non tornare fa brutti scherzi perché ti blocca, ti fa rimanere immobile davanti all’evidenza della tua infelicità e non sai come reagire. Lui mi diceva questo quando gli chiedevo di andarsene. Diceva che non voleva andare perché sapeva che sarei stata io a non tornare più. Aveva ragione. Finalmente avevo imparato a dare ascolto ai miei sentimenti piuttosto che ai pensieri ed eccomi qui, a raccontare pezzi di vita e di emozioni su un blog, fuggendo appena posso dalla mia città, adottando nel mentre la terapia d’urto per non affogare, cercando di vivere come dice Vasco, unavitaspericolata. Uno dei momenti più belli e viola della mia vita è legato a questa canzone: era una notte d’estate di più di dieci anni fa e io ero in motorino per le strade di un piccolo paese siciliano dove trascorrevo le vacanze con i miei genitori, eravamo io e una mia amica, guidava lei, abbiamo iniziato a cantare vitaspericolata, mentre il vento caldo d’estate ci rinfrescava dalla serata alcolica appena passata a casa di un nostro amico. Io mi sentivo talmente bene che quello, nei miei ricordi, è uno dei momenti più liberi della mia vita. Ero in fuga. Allargavo le braccia e cantavo a squarciagola quello che volevo, quello che sentivo, unavitaspericolata. 

SECONDO MOTIVO:  VIVERE SENZA LUI

Io faccio parte delle persone che vivono mischiando il giallo, l’arancione, il verde e il fucsia solo per vedere quello che viene fuori… che ricercano ossessivamente la vitachevorrei, che starebbero ovunque tranne nel posto in cui sono e progettano, studiano, smacchinano per capire quali sono i mezzi che possono portare ognuno nel proprio angolo di paradiso. Io tutto questo fino a poco tempo lo facevo in sordina, nascosta, non potevo urlare perché ero legata all’amore. L’AMORE! O che palle quella cosa, l’assurdità più assurda del mondo. Ciò che più vogliamo e che ci attrae ma che in verità ci allontana da noi stessi. Ma attenzione, non perché credo che l’amore non esista, esiste eccome, piuttosto perchè credo che troppo spesso lo confondiamo qualcos’altro e ci lasciamo andare, ci perdiamo, fuggiamo nel cuore della persona che siamo conviti che sia l’amorevero  e finiamo per non amare più noi stessi. A me è successo così. Io ho preteso di amare un ragazzo per 12 anni, gli anni più belli della mia vita, dico, i vent’anni, per poi ritrovarmi un giorno a dire e a sentirmi dire: ocazzonontiamopiù. Ma và??? Con tutte le conseguenze a cui questo ovviamente può portare. Oppure pretendere di amare tutti i compagni della propria vita allo stesso modo… no, non funziona così, non può funzionare così.  Alla fine della vita penseremo al passato e ognuno di noi vedrà chiaramente chi è stata la persona che ha amato veramente, se c’è stata, sarà comunque solo e soltanto una.

Un mio caro amico, anni e anni fa, durante un tragitto breve in macchina nel quale si parlava in confidenza, mi disse una frase che mi colpi parecchio. La frase nel dettaglio non la ricordo, ma il significato sì perché mi è rimasto, me lo sono portato dentro e ne ho fatto una mia elaborazione personale negli anni, eccola:

Nella vita ci si può innamorare di tante, tante, tantissime persone, ci si innamora in continuazione, siamo costantemente attratti da persone nuove o siamo capaci di innamorarci come di disinnamorarci dalla mattina alla sera. Possiamo anche stare insieme a  queste persone e credere di amarle, ma prima o poi finisce. L’amore vero invece è diverso, ma non per le emozioni che dà, perché quelle sono le stesse per tutti: farfalle, pensiero constante, attrazione, rincoglionimento e così via. Tutti conosciamo gli effetti .Ma l’amore vero lo si distingue solo e semplicemente perchè non ti lascia andare, non ti fa fuggire da solo e viene con te. Due anime gemelle non si lasceranno mai. Piuttosto muoiono insieme, per questo lo scopriremo solo alla fine.

Non sono certa di conoscere due vere anime gemelle viventi, non ne ho la pretesa. Ma una coppia l’ho conosciuta. Il nonno e la nonna. Per sempre, nel mio cuore loro due saranno le persone che più in assoluto rappresentano per me l’amore vero. La perfezione. Racconterò la loro storia molto presto.

Vivere senza di Lui. Per questo la mia fuga è stata rimandata, per la paura di stare senza di Lui. Ma ora Lui non c’è più e io non posso fare altro che seguire il mio istinto color viola, il viola del lividi che ti rimangono sulla pelle. Ci sto provando, con difficoltà non lo nego, vivo momenti inquietanti che mi lacerano lo stomaco e non riesco a respirare perchè mi manca il motivo per farlo, ma sopravviverò.

Oggi è il 31/12/2012, scrivo da una camera d’albergo lontano da casa, non ho molte foto da mettere per questo pezzo, metterò solo questa che mi ritrae adesso, guardando avanti verso il futuro, attraverso questa passione che sta nascendo dentro di me. Poco fa ho risposto ad un messaggio, uno dei messaggi più sinceri che io abbia mai ricevuto, parlava anche di fuga ed io ho concluso il mio saluto così : 

Per quanto mi riguarda io sono e sarò sempre in fuga o in esplorazione di qualcosa, questa è la mia vita. L’ho scelta e la voglio così. Io sono così.

Non vi auguro felicità, soldi, amore, e tutto quello che si dice per in nuovo anno. Vi auguro di avere coraggio. Il coraggio di provare a raggiungere i vostri sogni. Il mio 2013 sicuramente parte da qui. Dal coraggio di fuggire.

Fuga, Bologna, 31/12 /2012

Domani

Domani è il mio futuro, ed è Azzurro.

Avete mai visto l’azzurro del cielo di Roma?Lo avete mai osservato veramente?Dunque, io cieli belli e azzurri ne ho visti veramente tanti tanti, da ogni parte, ma giuro, l’azzurro del cielo di Roma, beh, quello è incredibilmente azzurro e quando te lo trovi proprio sopra la testa tutti i sentimenti che avevi in corpo un minuto prima si congelano… resti lì a farti riempire i polmoni di infinito. Ti  accorgi proprio che ti sta guardando, sembra che voglia dirti qualcosa permettendo al sole ti penetrare e scaldarti la pelle. Ti senti senti come se fossi all’inizio della tua vita. O almeno io mi sento così. Amo il cielo di Roma in modo viscerale, ogni volta che arrivo a Termini non mi fermo mai a bere un caffè dentro la stazione, esco subito, alzo gli occhi e mi faccio invadere di calore e di allegria. Poi, non so come, ma a Roma quando fa brutto il cielo è azzurro lo stesso. Sarà che sono innamorata di questa città.

Io ho un tatuaggio sulla pelle, l’ho fatto poco più di 5 mesi fa e per me è stato un segno del mio destino. MI ha aiutato Pantera, praticamente lo ha disegnato lui..ho tatuato una “L” che per il tutto il mondo sta per Laura ma in realtà non è così. Sta per Libertà. In questa libertà per ora ci ho messo solo i miei fratelli, me stessa e l’infinito dell’Amore. Nient’altro. Amore, pensavo di sapere cosa fosse, ma forse devo ancora scoprirlo. Domani. I miei fratelli perché sono le uniche persone che non mi diranno mai di frenare… e se lo fanno non lo pensano veramente… perché loro potrei essere io e loro me. Me stessa perché sono da sola che credo in quello che faccio e farò domani, e infinito perché nei miei occhi il domani , ogni giorno sarà solo pieno di libertà, o alla ricerca di libertà. Una persona mi ha parlato di sogni, perché vuole realizzarli. Anche io voglio realizzare i miei sogni e sono convinta che ce la farò.

Tatoo

Azzurro è il colore del fiocco quando nasce un maschietto ed è successo anche questo nella mia vita in questo mese. Dopo che Lui mi ha lasciato dicevo alla mia amica che suo figlio sarebbe stato il mio fidanzato. Ieri è nato. Azzurrissimo. So già che sarà un bambino bellissimo ed una persona speciale come i suoi genitori,sono felice se farò parte del suo domani. Ti voglio bene piccolo amico, spero che la tua vita sia più azzurra possibile!

Azzurro è l’orizzonte davanti ai miei occhi, E’ il colore del vento che allontana le nuvole quando volo lontano, è il mare che giù in fondo incontra il cielo. E’ il cielo. E’ assolutamente il colore del mio Domani.

l'orizzonte davanti ai miei occhi - Ibiza - Agosto 2011
l’orizzonte davanti ai miei occhi – Ibiza – Agosto 2011

Parlerò spesso d’azzurro.

Nulla mi renderà triste o arrabbiata o nonsochè di brutto. Lui non potrà più farmi male, mai più.

Buongiorno a tutto il mondo!

Io mi  chiamo Laura, piacere di conoscervi e di presentarmi.. si lo so, ho il nome più comune e semplice che esiste, ma è proprio quello che mi serve per iniziare bene!

Beh, vi starete chiedendo di cosa tratta questo blog con un nome così speranzoso per i tempi che corrono…

Parlerà di persone. Di relazioni tra le persone. Parlerà di viaggi e di relazioni tra le persone che ho incontrato nei miei viaggi..  ma anche della mia grande famiglia, dei miei amori spezzati, delle grandi e stupide amicizie sparse per il mondo e di me stessa.

Voglio ricordare le emozioni forti che hanno attraversato il mio mondo fino ad oggi e  condividere con voi le iniziative che intraprenderò nel mio futuro.

Ma sopratutto voglio parlare dell’adrenalina che si prova a cercare ciò che per me da un senso alla vita di ognuno, LIBERTA’ E FELICITA’, le due grandi latitanti, come mi piace chiamarle.

La miaviacolorata è proprio questo.. un viaggio verso la libertà.

Benvenuti!