Fuga

Scappare, fuggire, sparire, andare lontano, talmente lontano da non riuscire più a tornare.

Succederà. Ho già pensato a tutto. Un giorno uscirò di casa e non tornerò per un tempo indefinito.  Gli increduli lo capiranno bene perché avrò solo uno zaino (incredibile già di per sé) indosserò un paio di jeans comodi e una maglietta bianca, scarpe da ginnastica, felpa con cappuccio, occhiali e cappello. Nello zaino metterò :

  • 2 paia di mutande
  • 1  reggiseno
  • 1 maglietta di ricambio
  • 1 kway
  • 1 salvietta
  • Sapone
  •  Il Mac
  • La macchina fotografica
  • L’hard disk
  • L’iphone spento (solo per chiamare la mia mamma quando mi manca e anche se può sembrare strano non sarà così frequente)
  • Cavetti vari per caricare il tutto
  • Fazzoletti di carta
  • Tutti i soldi che ho
  • Il Passaporto

Stop.

La fuga è una sensazione viola, un colore sia scuro che chiaro, usato ai funerali ed ai compleanni, che mi rende felice e triste allo stesso tempo. Che mi rappresenta, me lo sento addosso, era il mio colore preferito da adolescente, volevo tutto Viola. Per intenderci è il viola dei ciclamini, come quello che Maestrapiù ci aveva detto di comprare e “gestire”, per imparare ad avere cura delle cose, delle persone credo. Il mio era morto dopo due settimane. Qualcosa dovrà pur significare. Viola era anche il colore di una bellissima borsa che avevo comprato con i primi soldi guadagnati, a 15 anni più o meno, fatta di jeans e colorata di viola, un viola invecchiato,  l’adoravo, me la portavo sempre dietro, mi piaceva perchè era una dimostrazione della mia indipendenza. L’ho ritrovata qualche giorno fa, tra i cassetti del trasloco. Stavo già scrivendo questo pezzo e ho pensato che fosse un segno del destino, non la vedevo da anni. La fuga è viola, come me.

Ma io non voglio fare come Christopher McCandless che ha bruciato tutti i soldi e l’identità,  lui era un capo (come direbbe il C.O… un mio fantastico amico). Christopher McCandless era un predestinato, un caso più unico che raro sulla terra.. aveva il destino segnato dagli dei e secchi di coraggio da buttare al mondo da tanto che gli avanzava. Io non mi sento così onnipotente, vorrei  solo poche cose da gestire e riuscire a raggiungere la destinazione. Ovunque sia.

Questo farò. E lo farò su serio. La mia voglia e passione per quest’idea è talmente reale, importante e constante negli anni che sarei solo una stupida a non soddisfarla ora che posso.

La vita che voglio è colorata di un bel viola carico di potere, d’azione, di libertà, di cambiamento. Il mio idolo,come avrete intuito, Christopher McCandless, a proposito del cambiamento ha detto una delle frasi più vere e forti che si possano sentire:

C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo

Questo lo capisco perché continuo costantemente ad essere  attratta da tutto ciò che cambia, che mi porta via, che mi fa andare fuori dagli schemi, che non è mai uguale. E vale per tutto: idee, cose, persone, animali.  La fuga, intesa come fuga da una vita che non ci piace, da persone che non ci amano, da continui stati d’animo negativi, dai problemi quotidiani che ci portano sempre più in apnea.. non riconosciamo nemmeno lepersoneimportanti in apnea, ma in fuga si, eccome. In fuga si pensa al lapersoneimportanti subito, d’istinto , e sono assolutamente quelle giuste, senza ombra di dubbio, le riconosci. Sono le stesse alle quali penserai prima di morire. Fuggire è un po’ come morire per rinascere, è andare a cercare la felicità altrove perché lì mica l’abbiamo trovata. Nessuno scappa dalla felicità. Se fuggiamo è perché la stiamo cercando. E allora scappo e me ne vanto. Tante persone pensano e mi dicono che si dovrebbe imparare a vivere bene dove si è, a trovare il senso giusto e stabile delle cose per essere sereni e vivere con il cuore. E’ una visione molto gialla tipo giallo candido, non giallo Sole, non di certo viola. E’ un bel colore e comunque trasmette benessere,  lo accetto. Ma non fa per me.

A questo punto voi vi chiederete perché mai non l’ho fatto prima… Essenzialmente per due motivi, ovviamente strettamente collegati, ma distinti.

PRIMO MOTIVO: QUANDO LO FARÒ SO CHE NON TORNERÒ PIÙ INDIETRO.

Penso spesso che il posto dove vivo sia il mio posto, quello giusto, che la mia vita è qui e che per quanto io possa viaggiare e vedere il mondo ritornerò sempre nel paese dove sono cresciuta. Ma lo penso e basta, non lo sento. Cosa sento? Sento che se esco con la maglietta bianca da ricolorare e il telefono spento da non usare,  non ce ne sarà più per nessuno. Non tornerò.  La paura di non tornare fa brutti scherzi perché ti blocca, ti fa rimanere immobile davanti all’evidenza della tua infelicità e non sai come reagire. Lui mi diceva questo quando gli chiedevo di andarsene. Diceva che non voleva andare perché sapeva che sarei stata io a non tornare più. Aveva ragione. Finalmente avevo imparato a dare ascolto ai miei sentimenti piuttosto che ai pensieri ed eccomi qui, a raccontare pezzi di vita e di emozioni su un blog, fuggendo appena posso dalla mia città, adottando nel mentre la terapia d’urto per non affogare, cercando di vivere come dice Vasco, unavitaspericolata. Uno dei momenti più belli e viola della mia vita è legato a questa canzone: era una notte d’estate di più di dieci anni fa e io ero in motorino per le strade di un piccolo paese siciliano dove trascorrevo le vacanze con i miei genitori, eravamo io e una mia amica, guidava lei, abbiamo iniziato a cantare vitaspericolata, mentre il vento caldo d’estate ci rinfrescava dalla serata alcolica appena passata a casa di un nostro amico. Io mi sentivo talmente bene che quello, nei miei ricordi, è uno dei momenti più liberi della mia vita. Ero in fuga. Allargavo le braccia e cantavo a squarciagola quello che volevo, quello che sentivo, unavitaspericolata. 

SECONDO MOTIVO:  VIVERE SENZA LUI

Io faccio parte delle persone che vivono mischiando il giallo, l’arancione, il verde e il fucsia solo per vedere quello che viene fuori… che ricercano ossessivamente la vitachevorrei, che starebbero ovunque tranne nel posto in cui sono e progettano, studiano, smacchinano per capire quali sono i mezzi che possono portare ognuno nel proprio angolo di paradiso. Io tutto questo fino a poco tempo lo facevo in sordina, nascosta, non potevo urlare perché ero legata all’amore. L’AMORE! O che palle quella cosa, l’assurdità più assurda del mondo. Ciò che più vogliamo e che ci attrae ma che in verità ci allontana da noi stessi. Ma attenzione, non perché credo che l’amore non esista, esiste eccome, piuttosto perchè credo che troppo spesso lo confondiamo qualcos’altro e ci lasciamo andare, ci perdiamo, fuggiamo nel cuore della persona che siamo conviti che sia l’amorevero  e finiamo per non amare più noi stessi. A me è successo così. Io ho preteso di amare un ragazzo per 12 anni, gli anni più belli della mia vita, dico, i vent’anni, per poi ritrovarmi un giorno a dire e a sentirmi dire: ocazzonontiamopiù. Ma và??? Con tutte le conseguenze a cui questo ovviamente può portare. Oppure pretendere di amare tutti i compagni della propria vita allo stesso modo… no, non funziona così, non può funzionare così.  Alla fine della vita penseremo al passato e ognuno di noi vedrà chiaramente chi è stata la persona che ha amato veramente, se c’è stata, sarà comunque solo e soltanto una.

Un mio caro amico, anni e anni fa, durante un tragitto breve in macchina nel quale si parlava in confidenza, mi disse una frase che mi colpi parecchio. La frase nel dettaglio non la ricordo, ma il significato sì perché mi è rimasto, me lo sono portato dentro e ne ho fatto una mia elaborazione personale negli anni, eccola:

Nella vita ci si può innamorare di tante, tante, tantissime persone, ci si innamora in continuazione, siamo costantemente attratti da persone nuove o siamo capaci di innamorarci come di disinnamorarci dalla mattina alla sera. Possiamo anche stare insieme a  queste persone e credere di amarle, ma prima o poi finisce. L’amore vero invece è diverso, ma non per le emozioni che dà, perché quelle sono le stesse per tutti: farfalle, pensiero constante, attrazione, rincoglionimento e così via. Tutti conosciamo gli effetti .Ma l’amore vero lo si distingue solo e semplicemente perchè non ti lascia andare, non ti fa fuggire da solo e viene con te. Due anime gemelle non si lasceranno mai. Piuttosto muoiono insieme, per questo lo scopriremo solo alla fine.

Non sono certa di conoscere due vere anime gemelle viventi, non ne ho la pretesa. Ma una coppia l’ho conosciuta. Il nonno e la nonna. Per sempre, nel mio cuore loro due saranno le persone che più in assoluto rappresentano per me l’amore vero. La perfezione. Racconterò la loro storia molto presto.

Vivere senza di Lui. Per questo la mia fuga è stata rimandata, per la paura di stare senza di Lui. Ma ora Lui non c’è più e io non posso fare altro che seguire il mio istinto color viola, il viola del lividi che ti rimangono sulla pelle. Ci sto provando, con difficoltà non lo nego, vivo momenti inquietanti che mi lacerano lo stomaco e non riesco a respirare perchè mi manca il motivo per farlo, ma sopravviverò.

Oggi è il 31/12/2012, scrivo da una camera d’albergo lontano da casa, non ho molte foto da mettere per questo pezzo, metterò solo questa che mi ritrae adesso, guardando avanti verso il futuro, attraverso questa passione che sta nascendo dentro di me. Poco fa ho risposto ad un messaggio, uno dei messaggi più sinceri che io abbia mai ricevuto, parlava anche di fuga ed io ho concluso il mio saluto così : 

Per quanto mi riguarda io sono e sarò sempre in fuga o in esplorazione di qualcosa, questa è la mia vita. L’ho scelta e la voglio così. Io sono così.

Non vi auguro felicità, soldi, amore, e tutto quello che si dice per in nuovo anno. Vi auguro di avere coraggio. Il coraggio di provare a raggiungere i vostri sogni. Il mio 2013 sicuramente parte da qui. Dal coraggio di fuggire.

Fuga, Bologna, 31/12 /2012

Ordine

Ho deciso di fare ordine.

L’ ordine. Che brutto. Solitamente è un concetto che non mi appartiene e soltanto pensare alla parola ordine mi viene l’orticaria. Non ci sono proprio portata. Io sono casinista di natura, cambio posto alle cose ed ai pensieri ogni giorno e ogni giorno non li ritrovo e magari li ho proprio lì, sotto gli occhi… e i pensieri? Beh, i miei pensieri cambiano spesso emisfero, ma non sono ancora diventata pazza… magari oggi penso che sarebbe meglio darmiunaregolata, domani penserò che darsiunaregolata sia da imbecilli e così via. Io sono così. E in questo mondo saltellante io mi ci ritrovo alla grande, per me è pieno di colori e io amo i colori, si capisce.Un Venerdì da Leoni al Bonny Bar...! Dicembre 2012

Infatti l’ ordine è nero, l’antitesi di qualsiasi colore. Io lì ci sto proprio male.. e’ così schematico, lineare, senza sbavature, è così nero. Premetto che io e il nero abbiamo un rapporto amoereodio da sempre, perché è un colore bruttissimo se preso così, senza oggetto, solo colore… che orrore! Però il nero è anche ciò che rende possibili le ombre, i giochi di luce con il bianco, è il colore della notte, nasconde le cose e sta bene con tutto… è bellissimo indossato sulle persone. E’ il colore dell’eleganza. Lo stesso vale per l’ordine. Mi sono accorta che nell’ ultimo mese ho fatto un sacco di casini, ho lanciato in aria sacchi di vita passata e lasciato cadere tutto, a caso: lavoro,famiglia, casa, sport, salute, soldi! laterapiad’urto è anche questo,ed io non mi sono fermata un attimo. E adesso? Nero. Ordine. Noooooooo! Il nero ancora non lo voglio! Ma devo, ho troppa vita che ha preso il volo e non riuscirò più a riprenderla tra un po’ se vado avanti così. Mi auto impongo di ordinare qualcosa.

E allora inizio dal blog, Perché, è incasinato? Beh, ciò che vedete voi no, spero sembri pulito e ordinato, anzi, solitamente, soprattutto nel lavoro, seguo questa teoria: dietro le quinte fai quello che vuoi: salta, balla, urla, brucia tutto, fatti male o molla il colpo, ma sul palco niente sbavature… La mia parte decisamente nera, sulla quale non transigo. E il dietro le quinte de lamiaviacolorata è un po’ così.. ho 5 articoli in bozza, pubblico quando e solo quando ho riletto tutto 50000 volte, carico le stesse foto in mille risoluzioni, le taglio, verifico le dimensioni e i colori, sistemo le virgole e l’impaginazione. Tutto un gran casino. Poi mi capita di essere davanti al pc perché voglio chiudere uno dei pezzi che sto scrivendo e non riesco, riesco solo a scriverne di nuovi e quindi aggiungo paragrafi per poi ritrovarmi al lavoro, in macchina o in treno con un impulso ingestibile di mettere nero su bianco quei pensieri che altrimenti perderei di sicuro… quindi cerco subito un pezzo di carta, una penna, un foglio volante, un post-it, uno scontrino, una matita, un libro (a Parigi ho scritto sulla guida.. e una volta ho scritto con la matita nera per gli occhi, ma questo non lo dico alle mie amiche fighette). Oppure scrivo anche sull’ applicazione note dell’ Iphone… insomma, come mi dice sempre Pantera … faccio bordello.Attendendo una riunione - Milano, Novembre 2012

Sono partita riordinando le idee scomposte che ho sparso nella borsa. Non ho ancora finito e ci sono già 10 pagine word davanti a me. Nero su bianco. Tutti argomenti diversi, tutti colori diversi. Devo solo pensare al nero e riordinare il tutto. Come trovarsi in una stanza totalmente buia da soli. Io ho purissima del buio, nulla mi fa più paura, ma quando mi capita di esserci (e ci devo stare) cerco solo di respirare. Prendere ossigeno. Vedo tutto molto chiaramente quando prendo ossigeno. Tipo come adesso. Cosa succede quando si prende ossigeno? Che il cervello ricomincia a funzionare anche se per poco, ricomincia a vedere ciò che veramente è la realtà, ciò che dopo tanti anni di pensieri finalmente prende forma. Finalmente dallo scorcio della porta si intravede qualcosa, e dal buio nero un po’ di luce … certo è ancora presto per aprila e uscire, ma io ho fiducia. Fuori sento che c’è un mondo pieno di sorprese per me. Fantastiche sorprese colorate che non vedo l’ora di scartare.

Deep, Respirare - Barcellona 2012

Ed ecco l’idea, è arrivata.

Le personeimporanti è il pezzo che segue e lo sto scrivendo da molto tempo. Gli ho dato una miriade di diversi titoli perché voglio parlare di un sacco di cose, di un sacco di persone. Ma alla fine potevo chiamarlo solo così e fare in modo che ogni persona abbia i sui colori e la sua storia. Quindi facendo ordine lo divido e lo pubblico un po’ alla volta, tra un viaggio e l’altro, così non mi perderò nessuno. Non devo perdere nessuno. E visto che oggi ho pubblicato il nero, continuo, con la persona che nei miei ricordi più vecchi me lo fa ricordare . Magari più avanti ci saranno altre personeimportanti  vestite di nero. Ma la prima, nella mia mente, è lei.

Chiedo scusa in anticipo se scriverò qualcosa di diverso da ciò che era la realtà, ma, se parlo di ricordi, semplicemente chiudo gli occhi e vedo ciò che la mia memoria mi fa vedere. Nulla è più reale per me.

A voi, lepersoneimportanti. Spero vi piaccia.

Le Persone Importanti

Ci sono persone che conosco che si vestono sempre solo di nero, o almeno lo hanno fatto per lunghi periodi della loro vita, indossando un capo nero almeno cinque volte a settimana. Una fra tutte, che fa sicuramente parte de lepersoneimportanti, è la mia maestra d’ Italiano delle elementari. Non uso i nomi veri delle persone aldilà dei miei familiari, quindi la chiamerò solo Maestrapiù. Semplicemente perché è stata molto di più di una mera insegnante delle elementari.

Immaginate una donna sui quaranta/quarantacinque anni, di media statura (a dir la verità un po’ bassa) e abbastanza esile, ma non esageratamente magra. Aveva i capelli di un colore strano, nei miei ricordi erano tendenti al marroncino-arancio, lunghi e arruffati ma sempre composti, e gli occhi color nocciola. E il naso all’insù. Dico “aveva” perché non la vedo da vent’anni, quindi magari adesso è bionda platino (o più verosimilmente ha i capelli bianchi), pesa 120 kg ed indossa solo colori… comunque, ha un nome abbastanza arcaico e dolce allo stesso tempo, le calzava a pennello. Vestiva di nero. Abbigliamento molto semplice, pantaloni, scarpe basse, cardigan, tutto rigorosamente nero. Ogni tanto osava un rossetto rosso, ma erano occasioni speciali, credo, sicuramente rare. Il viso era segnato dalle rughe, le rughe di chi ne ha passate un bel po’, anche se io della sua vita so ben poco, ma così immagino. Era semplice ma tenace, capace di insegnare veramente, e questo lo posso dire perché io mi ricordo tutto quello che mi ha insegnato. Mi ha insegnato la grammatica a puntino, la sintassi delle preposizioni, le regole della punteggiatura e i significati delle parole, e poi ancora le poesie a memoria, ma anche la Marsigliese e la cantava insieme a noi in classe. Più di tutto mi ha insegnato a pensare con la mia testa. Si, ecco, ora capisco, è una personaimportante perché praticamente lei mi ha insegnato a pensare, a ragionare, ad usare l’immaginazione, ed allo stesso tempo a rimanere umile, ordinata, e questo, più di tutto, è quello che mi porto dentro dei suoi insegnamenti.

Il Piccolo Principe - da Maestrapiù

 

Non ho foto di lei, solo uno scorcio di una mia festa di compleanno che però non pubblicherò. Almeno non ancora. Era l’ultimo anno della scuola elementare, la quinta, ed avevo quindi 10 anni. In quel occasione mi ha regalato un libro, il piccolo principe, ed è stato l’unico libro in vita mia con una dedica: “ad una piccola principessa…” .

 

Io al tempo forse ci credevo ancora, ma ora, della principessa, non vedo nemmeno la sagoma. Ma non voglio piangermi addosso, forse non era il mio destino, forse sono più guerriera che altezza reale, il che non mi dispiacerebbe, ma di sicuro ho talmente tanta vita da vivere ancora che potrei anche trovare il principe azzurro.. o verde, e diventare principessa… ma questa è un’altra storia.

Tutti dovrebbero aver avuto una Maestrapiù nella loro vita, per ricordarsi di usare i colori, e per non dimenticarsi comunque di portare sempre un po’ di nero nelle tasche.

Terapia d’urto

Ciao a tutti!!!

non pubblico da molto lo so, ma sto scrivendo veramente un sacco! Vedrete presto il frutto del mio lavoro in queste settimane!Mi sento veramente come se mi avessero fatto una dose di adrenalina PURA! Dunque, l’argomento… eccolo:

Terapia d’urto = strategia messa in atto per farmi cambiare vita, stile, aria, amici… per farmi svoltare e finalmente lasciarmi andare… ed è un colore sgargiante (l’avevo promesso), non fosforescente, è femminile o omosessuale ma sicuramente nonmaschile, che si fa notare, eccome, e solitamente sta bene se sta da solo… come me adesso.

Fucsia!

Terapia d'Urto - Fucsia - San Sebastian 2012

Il fucsia è carico, pieno di vita, intraprendente e sfacciato… è il momento prima di decollare, quando sale l’ansia per quello che ci sarà in volo… cadiamo-noncadiamo, cadiamo-noncadiamo, cadiamo-noncadiamo, ma sai che non cadrai. Uaaaaaaaaaa! Fuscia è come quando sei in giro per negozi e vedi quel belle belle scarpe che non c’entrano un cavolo con il tuo abbigliamento, ma sai anche che è praticamente inutile combattere contro i mulini a vento… le compri! Magari non le metterai mai ma arriva quella volta, quella singola volta ti svoltano la giornata, ed essere anche solo un po’ più felici non fa di certo male!

Amo il fuscia e amo la terapia d’urto perchè è arrivtainaspettatamente… non è che mi ha chiesto “scusa, sei in apnea?dai che facciamo terapia per passare il momento”, NO! E’ bello ed è carico, è come la canzone de Queen “Don’t stop me now”, che adesso ascolto tutte le mattine dalla stazione al lavoro perchè, se anche è una giornata grigia, riesce a caricarmi e arrivo al lavoro con il sorriso più fucsia che ho!

Ma come è iniziata questa terapia? Ero sul divano di casa mia un Martedi’ sera di Novembre… si, esatto, sul divano di casa mia, avete capito bene, sul divano della stessa casa dei colori che vi dicevo: Lui era davanti a me e lo guardavo dritto negli occhi e capivo che non era lui che volevo, esattamente come qualche mese fa, con la differenza che adesso sapevo già di essere da sola e nonostante questo nonlovolevo. “Sarà”, mi son detta, “per tutto il male che mi ha fatto”… o sarà perchè effettivamente nei sui occhi non lo vedevo più mio da un pezzo, saranno un sacco di cose… Questa sensazione mi ha fatto aprire gli occhi e messo davanti alla realtà, che stavolta ha vinto su tutto. Non ho risolto tutti i miei problemi con questo, anzi, però riesco a dimostrare a me stessa che non è più Lui il perno della mia vita. Sono io.

In effetti se ci penso, ho sempre messo al cento del mio mondo tutte lepersonemportanti (e anche un pochino meno importanti) tralasciando chi sono io veramente, e anziché darmi retta, dare spazio al mio istinto, alle mia testa e ad al mio cuore, ho lasciato che gli altri decidessero per me. Praticamente ho fatto quella cosa che è tanto bella da dire, tanto quanto brutta di significato “misonolasciatatrasportaredaglieventi” , è veramente qualcosa che non si dovrebbe mai fare… in questo non c’è assolutamente nulla di fucsia, sono solo colori cupi mischiati insieme, non definiti e non belli da vedere.

Fucsia era il colore della parete della mia camera da letto. Quando dovevamo imbiancare la casa per la prima volta io volevo un bel colore carico, che mi sarei ricordata… e anche se ci ho messo un po’ a convincere Lui, poi non ci sono stati dubbi: era veramente bello, peccato che dopo un po’ di tempo e con tante scuse me lo ha fatto cambiare. Glicine. Decisamente molto meno bello. Decisamente mi sono lasciata convincere.

Il mio asciugamano per il mare, quello che porto sempre con me in ogni vacanza: fucsia con i bordi zebrati, molto morbido! Comprato a Jesolo da non ricordo chi in spiaggia.. quante ne ha passate poverino..

Fucsia è carico, carichissimo, è il colore degli adesivi che avevo messo su Mandrilla,la mia macchina, e poi sono andati via… ma questa è un’altra storia… Oppure quelli che ho appiccicato sulla bicicletta-graziella, Monka. Che brutto nome direte, beh, in effetti è leggermente dispregiativo, ma è assolutamente affettuoso, e si chiama così perchè quando Lui me l’ha regalata ad un compleanno praticamente perdeva i pezzi anche se era nuova.. con tanta pazienza l’ho sistemata e adesso, anche se è fuori al freddo e sotto l’acqua, è sempre super carica di fucsia… me la porterò a casa dei miei genitori e la coccolerò’ un po’ di più…

Monka - la mia bicicletta  Fuscia 24_05_2010

Poi c’è un ultima cosa importante, veramente importante e fucsia nella mia vita, è un oggetto, ma anche un ricordo, eccolo:

era una sera d’autunno di qualche anno fa.. all’incirca 8 anni fa,forse era l’anno in cui ho finito il liceo e, anche se andavo a lavorare, ero sempre squattrinata. Insomma stavo guardando la televisione in sala con mio padre, vivevo ancora lì. Ricordo che da li a poco sarei dovuta andare a sciare perchè iniziava la stagione invernale ed io non avevo proprio l’abbigliamento perfetto per tutto, anzi, mi accontentavo di guanti bucati e calzette di spugna, ma avevo intenzione di prendermi il casco perchè tutti i miei amici, dopo che uno di noi quasi si è ammazzato, lo avevano comprato dalla paura. I caschi però costavano troppo, quindi avevo deciso di provare a fare da me. Avevo comprato una bomboletta fucsia e avevo il caschetto a scodella della mio vecchio scooter. Ero carica per sparare di bomboletta su tutto il casco, diciamo  un po’ a caso, quando ho avuto la brillante idea di chiedere a mio padre se sapeva come fare senza sporcare tutto l’interno che sicuramente io da sola avrei fatto diventare fucsia come l’esterno… A quel tempo avevamo  ancora la stalla e la cascina dove i miei nonni tenevano fieno e conigli, ma ora non c’era più nulla, solo un lavatoio. Mio padre mi ha guardato strano (era sera tardi) ha preso il casco e la bomboletta, li ha guardati e con faccia rassegnata mi ha portato in stalla per farmi vedere che per fare un lavoro di quel tipo non era sufficiente sparare un po’ di bomboletta ma bisognava usare la carta vetrata e olio di gomito, pulire e sperare che una sola bomboletta andasse bene… E’ stata una delle serate più uniche che rare nella mia vita, solo io e mio papà che mi raccontava le sue storie, e non le solite che racconta sempre, altre storie che forse non ho nemmeno mai più sentito, ed era tranquillo. Questo mi è piaciuto di quella sera, mio padre che non gridava che mi parlava di sè e della mamma. Mi ricordo che ci abbiamo messo tantissimo a fare tutto il lavoro, era notte fonda quando siamo rientrati in casa, ma io avevo un casco fucsia carichissimo e bellissimo, e la cosa più bella è che lo aveva fatto mio papà per me.

Me&The Snow 200... boh!

La Terapia d’urto serve, in tutti i cambiamenti della vita bisogna mettercela in mezzo. Ogni tanto un individuo dotato di cuore e cervello deve fregarsene un po’ di chi gli sta intorno, ma non perché è cattivo o non ci tiene a sufficienza, semplicemente perché in questo modo torna ad essere veramente se stesso e le persone importanti, quelle veramente importanti stavolta, lo capiscono. E saranno al tuo fianco.

Inclusa nel prezzo la terapia d’urto mi ha regalato emozioni nuove con persone nuove, un senso grandioso di libertà, di poter ancora decidere da qui in avanti il mio destino e la carica di riuscire ad essere io e solo io a vivere la mia vita COME PIACE A ME!

E’ vero scusate, in omaggio c’era anche un viaggio a Parigi che sto facendo in questo esatto momento in cui scrivo, da sola. Ma di questo parlerò più avanti.

Vi lascio con un messaggio, che è il padrone della mia Terapia:

FUGA.

SONO QUI NEL FREDDO DI QUESTA CITTA’ A LAVORARE, SENZA AVER DORMITO 5 MINUTI, CON UNA STRANA SENSAZIONE CHE PARTE DALLA SCHIENA E SCENDE GIU’… E MI VIENE IN MENTE QUELLA COSA CHE MI HA INSEGNATO… GUARDO LE MIE COLLEGHE E PENSO CHE SONO TUTTE POVERINE, CHE NON SANNO QUANTO TEMPO DELLA LORO VITA PERDONO A DORMIRE QUANDO POTREBBERO TROVARE UN PINCO PALLINO QUALUNQUE E FOTTERSENE DEL MONDO CHE DORME LA NOTTE PER VIVERE IN QUESTO MODO…

[…]

MI VENGONO IN MENTE UN SACCO DI COSE CHE VOGLIO FARE, CHE VOGLIO ESSERE MENTRE QUESTI PARLANO E CERCANO DI DARE UNO SCOPO AD UN PROGETTO… MA CHE CAZZO DI PROGETTO, IO VOGLIO VIVERE ALMENO PER UN PO’ SENZA SAPERE SE ANDRO’ AL LAVORO LA MATTINA O SE MANGERO’ GLI SCIALATIELLI LA SERA, SE AVRO’ UN’ALTRA CASA IL MESE PROSSIMO O DECIDERE ALL’ULTIMO DI ANDARE A PARIGI DA SOLA.

L’UNICA CERTEZZA CHE SENTO E’ QUELLA DI VOLER ESSERE QUI, ADESSO, E DA NESSUN’ALTRA PARTE.

Terapia d'Urto - Happyness Anglait 2012

Che ne dite, piaciuto il Fucsia? Decisamente futuro.

Attesa

non mi sono dimenticata del blog…sto tornando, l’apnea è quasi finita… 

Ho tante colori da mostrare, tante emozioni da condividere con chi non so, ma so che qualcuno leggerà.

a molto presto…

Laura