Apnea

Prima di iniziare a scrivere questo pezzo ho pensato al colore di cui volevo parlare. Per questo non ho scritto nulla per quattro giorni: non ci sono colori che possano essere associati a questa sensazione, l’apnea non ha colore. Ho quindi deciso di partire da qui, da come mi sento ora, ma i colori in questo luogo non esistono. E’ uno stato di passaggio dove tutto un attimo prima era colorato di verde, rosa, o azzurro e un attimo dopo è tutto nero. Ma in mezzo, in apnea, il colore non esiste.

Mi ritrovo in questo ufficio con altre 26 persone circa. L’aria qui dentro è veramente pesante e soffocante a volte… mi rendo conto che fa parte del macigno che mi porto dietro e che mi porta a sua volta giù, in fondo al mare, e io non riesco a slegarmi dalla corda che mi stringe la caviglia.

Come imparare a surfare  Si nuota tantissimo. Si superano le onde sopra e sotto. Poi ci si alza. Alzarsi è l’ultimo traguardo e, per arrivarci si devono superare mille e mila onde, e bisogna essere abituati a stare in apnea.

Quando capisci che la tua vita sta andando a fondo e cerchi di non fartela sfuggire dalle mani, non sempre ce la fai, e non sempre tornando a riva trovi quello avevi lasciato. Nella maggior parte dei casi è così, le cose e le persone rimangono immobili, le ritrovi esattamente dove ti ricordavi che fossero e, anche se siamo freneticamente convinti, in questo mondo,di dover fare tutto e subito, senza fermarci a perdere tempo, senza guardarci negli occhi, a salutaci per caso o senza sorridere ad uno sconosciuto, siamo comunque immobili, tant’è che le persone che se ne vanno e ritornano ci trovano sempre uguali.

Poi invece capita che si sprofonda un po’ volontariamente, o po’ per abitudine o inerzia, un po’ per stanchezza e per cercare di riprendere le forze, provare a risalire con più energia per poter cambiare, dare una scossa alla propria vita, dare spiegazioni, cancellare gli errori e ripartire da capo. Anche qui, nella migliore delle situazioni le persone intorno a te ti faranno da spalla e tu ti alzerai con forza e la tua ripartenza sarà una conquista. Ci sono le persone che hanno questa fortuna, io ne conosco. Forse non si tratta di fortuna, ma solo di perseveranza. Sto leggendo un bigino di Paolo Coelho che in un passaggio parla di perseveranza in contrasto all’insistenza ed alla fortuna: il manuale del guerriero della luce. Parla della forza interiore di ogni guerriero che in fondo è anche un uomo. Perseverare significa non cedere, continuare a lottare in quello a cui si crede finché non diventa vero, finché anche l’ultimo sogno non si sia avverato, finché tutte le forze per riprendersi siano tornate dentro di sé. Il libricino me lo ha regalato una amica qualche giorno dopo che Lui se n’è andato dalla nostra casa, una di quelle amiche che non sapevi fosse tale finché non stai per sprofondare e arriva ad aiutarti. Ho iniziato a leggero Domenica sera e spero che mi porti un po’ di fortuna, anzi, di perseveranza.

Tornando a noi, io invece sono entrata ufficialmente a fare parte della categoria sonosprofondatamisonorialzataorasonocadutaancorapiùgiù. In pratica per me non è andata. La ripresa è stata seguita da un bel due di picche che la vita mi ha riconsegnato in mano. Cazzo. Mi sono ritrovata ancora sott’acqua  cercando un punto da cui risalire, ma ogni volta che credo di averlo trovato ed esco per respirare, il macigno che ho attaccato alla caviglia si fa all’improvviso più pesante, ed io ritorno in apnea, frullata dalle onde.

Qualche giorno fa ho parlato d’azzurro, e anche se l’ho pubblicato sabato, quel pezzo lo avevo già scritto due giorni prima. Quindi ho passato tre giorni d’azzurro dopo la bufera dell’ultimo mese, sono stati forse i primi tre giorni lieti dopo molto tempo, in effetti molto più di un mese, ma non sono stati sufficienti per riuscire a riprendere fiato, nuotare fino a riva e tornare a respirare.

In questo tardo pomeriggio di Novembre Lui è con la padrona di casa, della nostra casa presa in affitto il 18 Marzo 2010 e nella quale, insieme, siamo rimasti fino al 30 Settembre di quest’anno. E’ con lei per gli accordi su cosa lasciare/tenere. Io non ne voglio sapere nulla, che faccia Lui, io sono troppo impegnata a rimanere in apnea e non morire. Non potrei mai dare un colore all’apnea, per me i colori sono vita, bella o brutta che sia ma di certo vita. Questo che sto attraversando è invece un tunnel nellamiaviacolorata, da cui probabilmente devo passare obbligatoriamente, ed i tunnel, è risaputo, non hanno colore e addirittura capita di farli senza luce, o solo con la luce dei fari. E ci sono anche tunnel talmente lunghi che la luce in fondo non si vede nemmeno subito. E’ l’apnea. E’ il contrario di come era la mia casa, la casa dei colori, delle forme diverse, degli stili mischiati. Era tutto in movimento. Quella in assoluto è stata la casa dei miei sogni da ragazza innamorata, la casa della speranza, della nuova vita fuori dalla famiglia, del futuro, di Sole. Invece lì non ci sarà né Sole, né Amore, ma questa è un’altra storia. Solo Apnea.

Quando eravamo ad Aigues-Mortes, di ritorno dal viaggio sulla costa basca del surf, mi sono guardata intorno a lungo, ero molto stanca dopo tutto quel viaggio,ho scattato la foto sotto, da dentro le mura di questo paese: com’era bello fuori, nulla a che vedere con la stanchezza che portavo dentro. Volevo solo uscire e respirare.

Vi lascio stasera con la promessa che il prossimo sarà un bel colore,ed io solitamente le promesse le mantengo.

Buona serata a tutti!